Si è discusso di tutela dell’ ambiente, bonifiche e monitoraggi lo scorso sabato sera 4 novembre a Barletta presso la libreria “La penna blu” durante un incontro con i cittadini organizzato dagli attivisti 5 stelle di Barletta.
All’incontro hanno partecipato: Piernicola Pedicini, parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Ambiente, Grazia Di Bari consigliera regionale del M5S, Ruggiero Quarto Docente di Geologia applicata all’Università di Bari e Sandra Parente in rappresentanza del Forum Salute e Ambiente.
“A Barletta la falda acquifera nella zona industriale di via Trani è contaminata dalla presenza di cromo esavalente, nichel, piombo, selenio, fluoruri, solfati, ecc, che superano di gran lunga i limiti previsti dalla legge. Il suolo (topsoil 0-10 cm) nella stessa zona presenta alte concentrazioni di arsenico, piombo, berillio, selenio, zinco, tallio, stagno. L’aria è spesso intrisa di fumi nauseabondi dall’odore di uova marce che si propagano dalla zona industriale a tutto il vicino centro abitato.
Il Canale H, il canale Ciappetta Camaggio e il fiume Ofanto scaricano a mare acque fortemente inquinate da scarichi abusivi e acque reflue non sufficientemente trattate da depuratori mal funzionanti.” – si legge nel comunicato che annunciava l’evento-
L’incipit della discussione è stato introdotto da Sandra Parente del Forum Salute Ambiente, percorrendo (come da immagini) l’iter compiuto dal Forum da maggio 2014 , quando è stata presentata, da parte del dott. Di Ciaula, al sindaco e alla competente commissione consiliare la proposta di delibera sul monitoraggio ambientale, sino allo stanziamento di 100mila euro (non ancora spesi) per finanziare la delibera di iniziativa popolare approvata a novembre 2016, in merito all’attività di monitoraggio.
L’Unione Europea sta dando delle direttive indicando la strada che gli Stati dovrebbero percorrere – ha dichiarato l’europarlamentare beneventano Pedicini – ovverosia l’abbandono delle fonti fossili e delle decarbonizzazione; politiche di grande respiro che si traducono nei nostri territori in quella che è l’economia circolare e quindi sull’ eliminazione delle discariche e degli inceneritori.
L’Italia è la più “infrazionata” tra gli stati membri dell’Unione Europea: al momento abbiamo 73 procedure di infrazione, la maggior parte di queste sono proprio in tema ambientale.
Riciclo e Riuso sono temi che in l’Italia non hanno preso ancora piede – ha proseguito Pedicini- cosa che invece avviene in altri Stati europei sfruttando anche i fondi europei e le politiche di inquadramento internazionale agevolate a loro volta dalle politiche europee . Qui da noi in Italia la discarica rimane l’unica soluzione, tenendo conto che la maggior parte di queste non sono regolari, quindi ciò ci pone “sotto procedura di infrazione”, ma se non c’è la discarica c’è la necessità di istituire un nuovo inceneritore che bruciando i rifiuti li trasforma da solidi ad aeriformi, mettendo a repentaglio la salute dei cittadini. Va dunque cambiato il modello industriale che c’è a monte, ovvero il modello di gestione delle risorse e degli oggetti tanto nella loro progettazione quanto nell’ ecodesign; bisogna cambiare il modello di gestione del rifiuto che deve essere sempre più ridotto e sempre più incanalato verso politiche di economia circolare , diventando a sua volta una risorsa per poter essere poi impiegato nel mondo degli oggetti e nel mondo delle cose.”
“I dati non sono confortanti sul primo monitoraggio di Barletta, le problematiche sono molteplici e riguardano sia l’aria che le falde e il territorio in generale – ha poi precisato la consigliera regionale Di Bari-. Questo ci preoccupa moltissimo e vorremmo che la regione intervenisse subito, visto che lo stesso direttore dell’Arpa nel momento in cui sono stati forniti i dati ha specificato che poiché è passato troppo tempo dalla chiusura delle industrie o comunque dalla fine dei lavori delle stesse, è difficile risalire ai veri responsabili del disastro ambientale di Barletta, quando invece è di fondamentale importanza capire di chi sono le responsabilità.
Mi riferisco ad esempio alla ex Cartiera, chiusa ormai da 25 anni e per la quale non è ancora iniziata la bonifica, come anche per le discariche presenti nel nostro territorio: San Procopio di Barletta, Puro Vecchio di Trani , San Nicola di Andria e la discarica di Canosa, per le quali non è ancora iniziata la post gestione ovvero la bonifica, o perché non ci sono i fondi o perché c’è un inerzia da parte di chi dovrebbe mettere in atto le procedure di risanamento.
Mentre, per quanto riguarda il canale H, il collettore D e il Ciappetta Camaggio anche in questi casi siamo in forte ritardo per quel che riguarda gli interventi di bonifica; il mare potrebbe essere per Barletta e per tutta la Bat in generale una grande risorsa economica, invece abbiamo situazioni di inquinamento che non lo rendono fruibile sia dal punto di vista turistico e sia per quel che concerne che la pesca.”
“ La questione ambientale di Barletta è piuttosto seria e temibile – ha invece proseguito il prof. Quarto – tutte le matrici ambientali risultano compromesse: aria, acqua (superficiale e sotterranea) e suolo, pertanto bisogna mettere in atto dei provvedimenti più specifici che non si traducono solo con dei monitoraggi hotspot, ma con dei rilievi ad hoc, è ciò che sostengo ormai da vent’anni. Mi riferisco a rilevi molto più organizzati, come quelli che si stanno facendo nell’area industriale, ma che è necessario estendere a tutto il territorio urbano. E’ necessario anche capire a chi sono attribuibili le responsabilità dell’inquinamento – ha puntualizzato come la Di Bari anche Quarto– anche perché oggi ci sono gli strumenti legali (con la legge del 2015 sui nuovi reati ambientali) per poter chiamare in causa i proprietari dei nuovi e vecchi siti e capire le responsabilità di chi ha prodotto l’inquinamento onde poter operare le bonifiche.
Sono stati stanziati 7 milioni e mezzo di euro (di cui 5,4 milioni stanziati con la ‘Legge di Stabilità’ del 2014 e i restanti 1,6 milioni con il ‘Piano 2016 delle Opere d’arte’) a disposizione del Comune di Barletta per il risanamento del Ciappetta Camaggio, del canale H e del collettore D , Lei come si esprime in merito?
Per il Ciappetta Camaggio non si interviene sul rischio ambientale ma sul rischio idrico, in particolare in corrispondenza dell’attraversamento di via Andria, dove c’è una deviazione repentina del canale, basta un po’ di cattiva manutenzione del canale per creare un effetto diga ossia un effetto barriera di tutti i rifiuti presenti lungo il canale, per cui ci sono fenomeni di alluvionamento come spesso accade in via Andria, pertanto questo finanziamento finalizzato a ridurre il rischio idrico è sicuramente valido.
Barletta oltre i canali H e D ha anche altri canali. In tutto sono ventidue i canali di scolo che vanno verso il mare: quattro a Levante cinque nell’area portuale e altri dodici nell’area di ponente più l’Ofanto; sono dei canali pluviali che confluiscono nel mare; il problema è che in questi pluviali non c’è solo acqua di pioggia ma ci sono anche ( per via dell’abusivismo dilagante) anche altri inquinanti, come ad esempio la fogna nera cosi come è stato rilevato a partire dal canale H e altri inquinamenti chimici, per cui quando c’è pioggia arrivano ventidue bombe inquinanti nel mare soprattutto se la pioggia è consistente.”
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