Tutti assieme non si erano mai visti nè sentiti, un exploit di veri talenti e star internazionali quelli che per tre giorni hanno animato Il Bisceglie Jazz Festival. Concerti partiti da un isolotto in mezzo al mare con il piano solo di uno straordinario Mirko Signorile, e continuati sino alla punta di diamante del festival: Stanley Jordan, esibitosi nel Teatro mediterraneo, anch’esso sul mare, il vero grande protagonista assieme alle location d’incanto per questa prima edizione dedicata al jazz.
Bisceglie celebra così i 100 anni di questo genere. Il 26 febbraio 1917, infatti, veniva pubblicato il primo disco jazz della storia a New York. Un gruppo di musicisti arrivati da New Orleans, la Original Dixieland Jass Band, registrarono il primo disco ufficiale di genere, era un 78 giri: Livery Stable Blues.
Una prima edizione nata già con un imprinting forte, quello dell’eccellenza musicale, dato dal curatore artistico, il musicista Mimmo Campanale. Un festival destinato a divenire appuntamento fisso delle estati del sud Italia, capace di calamitare un pubblico attento e competente, oltre che appassionato, e un turismo consapevole. Esattamente ciò che era nelle intenzioni del sindaco della cittadina del nord barese, Francesco Spina, quando ha sposato il progetto del mecenate della Rassegna Fuori Museo, il cav. Natale Pagano, che dalla Fondazione S.E.C.A. ha valicato le mura di Trani per approdare a Bisceglie, a testimonianza che la musica non ha confini, né limiti di campanile.
Una vera operazione culturale riuscita straordinariamente con nomi di assoluto rilievo della scena jazz nazionale e internazionale che arricchivano il cartellone. Di rilievo le teste di serie della rassegna. Dalla tromba di Fabrizio Bosso accompagnato dalla voce da crooner Walter Ricci, passando per i ritmi contaminati tra suoni andalusi, latinoamericani e jazz del messicano Israel Varela e dei suoi straordinari musicisti, e la voce di una pugliese doc, la barese Serena Brancale, nel progetto dedicato a Frida Kahlo e alla sua poesia. A finire con l’atteso “Magic”. Così come ricordato dal competente musicologo Alceste Ayroldi nella presentazione dell’artista. “Da quando nel 1985 uscì per la label Blue Notes l’album “Magic Touch”, Stanley Jordan è per tutti Magic”. Da manuale la sua straordinaria capacità di toccare le corde della chitarra come se fossero tasti di un pianoforte, tirando fuori arte pura con la tecnica del tapping, capace di suonare contemporaneamente piano e chitarre quasi avesse il dono della Dea Kalì. Come ha dimostrato anche per il pubblico biscegliese con una toccante interpretazione di Fragile di Sting. Accanto a lui il contrabbassista Luca Alemanno, unico musicista italiano accolto alla corte del Thelonious Monk Institute di Los Angels, che ha suonato con Mr. Herbie Hancock, e il batterista (oltre che curatore artistico ndr) Mimmo Campanale, anch’egli con una discografia e una carriera di tutto rispetto che gli ha consentito, anche grazie alla sua versatilità, di collaborare e suonare con i più grandi musicisti della scena jazz e pop internazionale.
Il Bisceglie Jazz Festival non ha lesinato emozioni e scenari mozzafiato, oltre che un tributo al compianto musicista tranese Davide Santorsola, da parte di un virtuoso del pianoforte come Nico Morelli, che la Francia ha adottato artisticamente. L’acme dell’omaggio: una toccante Ave Maria di Schubert, suonata magistralmente da Morelli, e i versi “Emistichio in bianco e nero” di Mariella Colasuonno, da lei declamati, che con il dolce suono della risacca del mare hanno reso tutto mera magia.
Grandi applausi anche per la squadra tecnica, capeggiata da Antonio Moschetta, e per la capacità organizzativa dei due direttori di produzione Francesco Fisfola e Niki Battaglia.
Si chiude così il Bisceglie Jazz Festival, una nave alla prima traversata che ha guardato al mare, solcandone i primi flutti, con straordinario successo.
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