E’ fissata al giorno 16 dicembre la scadenza per il pagamento della Tasi, il tributo sui servizi indivisibili il cui importo va calcolato sulla base delle nuove aliquote stabilite con deliberazione del Consiglio Comunale n. 32 del 31/08/2015.
La Tasi, rispetto alla vecchia IMU sulle seconde abitazioni – anche questa in scadenza il 16 c.m. – e alla Tari ( già considerevolemente aumentata gli anni passati) è il tributo che sta facendo passare il sonno agli andriesi: le aliquote infatti sono state raddoppiate e questo significa per i contribuenti un vero e proprio salasso (che a dire di Unimpresa, starebbe anche paralizzando lo shopping natalizio).
Si tratta di un tributo vitale per le casse comunali che contano di incamerare così quasi 11 milioni di euro decurtati dalla soglia fisiologica di evasione, ossigeno puro per le finanze dei comuni alle prese con i tagli governativi a cui non fa eccezione neanche il comune di Andria che con l’aumento delle aliquote Tasi si allinea alle soglie degli altri municipi non prevedendo però, come avviene altrove, alcuna forma di agevolazione fiscale o di esenzione.
Il dibattito politico di questi giorni sulla validità della delibera che sancisce il raddoppio delle aliquote non fa altro che generare disorientamento nei contribuenti.
La legge di stabilità in discussione al governo prevede tuttavia un emendamento “salva-delibere”, una delle poche modifiche approvate finora alla legge di Stabilità dalla commissione Bilancio del Senato, che dovrebbe sistemare la situazione di tutti quei comuni ritardatari – 844 tra cui Andria– che essendo andati al voto a maggio scorso non hanno approvato gli aumenti nei termini di legge.
Del resto secondo gli esperti di finanza, la cancellazione ventilata per il prossimo anno della Tasi potrebbe essere sostituita da una nuova unica imposta che accorpa IMU e Tasi: come dire… cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, non deve cambiare perche altrimenti il rischio per i comuni- Andria in prima fila – è quello del default.
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