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Trani a capo: ristorante “Le Lampare” moroso da 12 anni

10 Settembre, 2016 | scritto da Redazione
Trani a capo: ristorante “Le Lampare” moroso da 12 anni
Attualità
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“Due vocali diverse valgono evidentemente due trattamenti diversi. Quando si è trattato de “La Lampara” l’amministrazione Bottaro non ha esitato un attimo, ha sfrattato quei ragazzi che con grandi sacrifici stavano e stanno pagando i debiti accumulati per anni dal loro ex datore di lavoro. “Le Lampare”, invece, non le tocca nessuno. Saranno le bellissime recensioni del Corriere della Sera, ma nessuno ha il coraggio di fare l’unica cosa che andrebbe fatta: sfrattare un inquilino moroso da 12 anni. Un inquilino che deve, al 31 dicembre 2015, 231.874 euro al Comune di Trani e, quindi, ai cittadini di Trani. Perché non viene fatto ciò che invece succederebbe a un inquilino normale? Perché?”. Trani#ACapo torna alla carica sullo scandalo dei fitti attivi del Comune, centinaia di migliaia di euro dovuti da alcune decine di privati, cittadini e aziende, che hanno in fitto gli immobili del Comune, in taluni casi persino senza averne titolo. “La vicenda delle Lampare”, aggiunge Antonio Procacci, portavoce del movimento, “ha qualcosa di incredibile e non solo sul fronte dei soldi dovuti al Comune”. “E’ emblematica di come il Comune gestisce il suo patrimonio”, aggiunge il consigliere comunale Maria Grazia Cinquepalmi.
Trani#ACapo ricostruisce tutta la vicenda. “La storia comincia a ottobre 2005, quando la società “Le Lampare” entra in possesso del fortino di Sant’Antuono, chiesa o ex chiesa non si è ancora del tutto capito. Il Comune e la società stipulano un contratto, che prevede la corresponsione di un canone d’affitto annuale di 36.245 euro. Da allora il Comune diffida due volte “Le Lampare” di pagare per canoni non corrisposti, a ottobre del 2010 (85.643,35 euro) e a settembre del 2012 (148.081,74 euro), ma in entrambi i casi l’azienda risponde sostanzialmente così: non vi paghiamo, perché il Comune non ci ha riconosciuto la spesa di 60mila euro per i lavori di rifacimento del lastrico solare. Ma chi ha autorizzato questi lavori? Perché, se andavano fatti, non li ha fatti il Comune? Era previsto nel contratto? Dopo il secondo diniego a pagare cosa fa il Comune? Dice, ok, stralciamo per il momento i 60mila euro, ma ci pagate entro 30 giorni 114.934,10. Si rivolge persino al Tribunale. La società si oppone: non vi paghiamo. Ma il giudice rigetta l’istanza di sospensione. Cosa fa a questo punto la società? Propone al Comune un piano di rientro. Il 14 maggio 2015, quindi sotto commissariamento prefettizio, il Comune fa l’unica cosa che andava fatta già da anni, per legge: comunica al legale rappresentante della società l’avvio del procedimento finalizzato alla rescissione del contratto “per l’ingiustificata e reiterata volontà di non corrispondere i canoni dovuti” e rifà il conto, arrivato ormai a 238.612,84 euro. L’11 settembre 2015, siamo quindi all’amministrazione Bottaro, il legale della società propone nuovamente un piano di rientro, per 167.103,54, senza quindi i 60mila euro. Nel frattempo il Tribunale definisce nel merito il giudizio sulla opposizione promossa da “Le Lampare” e conferma che la società deve pagare. Il Comune di Trani, però, ha un cuore grande grande e decide di accettare la proposta di rateizzazione sulla somma, dal 1° ottobre 2005 al 31 dicembre 2015, di 153.874 euro, senza i 60mila euro, che, chissà chi e per quale ragione, ha ritenuto che non dovessero essere corrisposti da “La Lampare”. Sono stati fatti i calcoli ed è stato previsto che dal 1° febbraio 2016 al 30 settembre 2019, data di scadenza del contratto (7+7), Le Lampare dovrebbe pagare 3.306,58 euro del canone mensile e e 3.510,27 come rata fissa mensile per recuperare il debito. Inutile dire che sono passati 7 mesi da quando l’Ufficio Patrimonio ha inviato al sindaco il prospetto e non è successo niente”.
“Questa situazione non è tollerabile”, prosegue Procacci, “tanto più che parliamo di un locale dato in fitto ad un ristorante che grazie a quella location “pazzesca”, come la definisce il Corriere della Sera, è stato inserito nell’elenco dei 14 ristoranti spettacolo italiani. Dovrebbe pagare molto di più per quella location “pazzesca” e invece ha maturato oltre 230mila euro di debiti”.
“L’amministrazione Bottaro conferma di essere forte con i deboli e debole con i forti”, aggiunge il capogruppo di Trani#ACapo Aldo Procacci, “ma noi questa situazione non sta bene e per questo, anche su questo, presenteremo un esposto alla Corte dei Conti: c’è più di qualcuno al Comune che deve dare conto del fatto che si è consentito ad un’azienda di occupare per 11 anni senza pagare i relativi canoni di locazione”.
“Anche se crediamo che forse non è l’unica autorità che dovrebbe occuparsi di questa vicenda”, prosegue Antonio Procacci. “Sappiamo, infatti, che il 20 maggio scorso la Soprintendenza ha chiesto dei chiarimenti al Comune di Trani. Nella nota c’è scritto che la Soprintendenza specifica di “non aver ad oggi mai concordato con i proprietari, né con i concessionari del sito, alcun tipo di nuova destinazione d’uso” del Fortino ex chiesa di Sant’Antuono, “né tantomeno il dichiarato utilizzo dello stesso a contenitore culturale commisto a ristorante”. Cosa significa? Quel sito non ha mai avuto l’autorizzazione della Soprintendenza a diventare un ristorante? Sindaco, ne era a conoscenza? Di certo non era a conoscenza il Corriere della Sera, che nella sua recensione scrive che il sito è visitabile dai turisti, in accordo con la Soprintendenza”. “Su questa vicenda lunedì invieremo l’ennesima interrogazione all’amministrazione Bottaro”, conclude Maria Grazia Cinquapalmi. “Approfitteremo per ricordargli che sta iniziando un nuovo anno scolastico e che nei pressi del liceo classico, nel complesso Verdemare, ci sono sei aule di proprietà del Comune che potevano essere utilizzate per abbattere il costo dei fitti passivi, ad esempio lasciando alcune aule del San Paolo. Gli ricorderemo, come abbiamo già fatto in altre occasioni, che si sono altre gravi situazioni in tema di fitti non pagati e presto torneremo a parlare anche di queste”.

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