“Per me è una grandissima soddisfazione essere qui perché in qualche modo si è guardato alla giustizia come ad una delle realtà di eccellenza nell’informatizzazione”. Lo ha dichiarato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando rispondendo ai giornalisti prima di salire sul palco allestito nel Castello di Trani per la seconda edizione di Digithon 2016.
Intervistato dal giornalista Antonello Piroso sul tema “La giustizia al tempo del digitale” ha dichiarato che “Un dato assolutamente non scontato rispetto a come si guarda e si racconta la giustizia nel nostro paese. In effetti noi siamo l’unico paese in Europa che ha informatizzato il proprio processo civile e questo è un punto di partenza importante per arrivare poi ad una informatizzazione integrale del settore giustizia. Ha parlato poi del decremento delle cause esistenti nei tribunali civili. “Nel 2010 c’erano 6 milioni di cause pendenti nei tribunali civili italiani, eravamo penultimi in Europa soltanto prima della Russia. Adesso siamo a metà classifica, allo stesso livello della Francia”
Inevitabile le stoccatine dei giornalisti su argomenti politici.
La direzione nazionale del Pd ieri è saltata ufficialmente per l’effetto Brexit, la storica decisione del Regno Unito di uscire dalla Comunità Europea è stato chiesto al Ministro.
Orlando Ironizza. “Mi pare che la Brexit ci sia stata. Ufficialmente la motivazione è questa perche il Presidente del Consiglio si trova ad affrontare un passaggio non banale e quindi ritengo fosse giusto che rivolgesse la sua attenzione a questo tema”.
Sui problemi del PD, Orlando ha dichiarato che “ci sono e che verranno discussi nella prossima convocazione che sarà fissata molto probabilmente per venerdì”.
Accenna anche al referendum costituzionale che si svolgerà a ottobre “se non arriviamo in fondo questa volta, sarà difficile farlo tra 4 o 5 anni. Questo assetto istituzionale risale al 1948. Il bicameralismo perfetto non è più compatibile con i tempi odierni ed è al centro della discussione da fine anni 70. Questa è una cosa che riguarda tutti e riguarderà più le generazioni future che quelle chiamate a votare ora”.
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