Dal 1996 (anno in cui il maniero di Federico II di Svevia fu inserito nella rete Unesco del Patrimonio dell’Umanità) sono trascorsi ormai vent’anni ed il Club Unesco di Andria – di concerto con il Dipartimento di Economia dell’Università di Bari, la Banca di Andria di Credito Cooperativo, la Città di Andria e la Regione Puglia – ha inteso creare un evento che fosse insieme momento di celebrazione del ventennale ed occasione di riflessione collettiva sul passato e sul futuro prossimo del Monumento. Cominciamo dai numeri positivi: Castel del Monte di Andria, secondo i dati regionali sull’affluenza turistica, è il monumento pugliese da anni in testa alle classifiche di gradimento: nel solo 2015 Castel del Monte ha incassato 827mila euro a fronte di oltre 250 mila visitatori. Se si pensa che i visitatori dei 23 monumenti statali della Puglia sono stati nello stesso 2015 complessivamente 580mila, appare evidente come quasi il 50% dei turisti appassionati di arte e di storia ha preferito Castel del Monte agli altri siti della regione ( con il Castello Svevo di Bari al secondo posto, fortemente distanziato con circa 70 mila visite).
Ma non è tutto. Come ha ricordato il presidente del Club di Andria, ing Giovanni di Bari, “analizzando i flussi annuali, sia in termini di visite che di introiti, balza subito all’attenzione che, tra alti e bassi, si è comunque passati dai 100mila visitatori del 1996, che fruttarono circa 115mila euro, al dato del 2015 con appunto 250 mila turisti ed oltre 820 mila euro di incasso”. Inoltre, altro dato di grande significato, nello stesso periodo di riferimento ( 1996/2016) il Castello è entrato per ben sette volte nella Top 30 dei monumenti più visitati d’Italia. Senza contare l’ampia risonanza nazionale internazionale legata al conio nel 2002 della monetina da 1 centesimo, sulla quale è impresso il monumento dell’imperatore svevo.
Qui però si spengono le luci e si alzano le prime ombre, legate ad un flusso turistico “mordi e fuggi”, che continua a lasciare Andria ed il suo territorio quasi estranei al movimento dei visitatori in arrivo. “Permane infatti – come ha ricordato il Prof. Sabino Santovito – “ la flebilità di una governance partecipata tra pubblico e privato e la fragilità della rete tra gli stakeholders del territorio”. Le partite aperte dunque restano tante e si chiamano accoglienza, ricettività, trasporti, mobilità, sicurezza, internazionalizzazione, comunicazione, coinvolgimento della comunità, diversificazione dell’offerta, reputazione, relazioni. In buona sostanza manca l’elaborazione di un Piano, autentico e condiviso, di marketing territoriale capace di guidare lo sviluppo nell’attuale contingenza di una sempre più ferrea competizione tra aree geografiche distinte. “Senza contare – ha sottolineato il Prof. Sergio Barile dell’Università La Sapienza di Roma – che è necessario un forte processo di osmosi tra il Castello ed il territorio di Andria, utile a creare un’ altrettanto forte immagine identitaria ed esclusiva agli occhi dei turisti. A tal fine rimane preliminare e non più procrastinabile la definizione di un marchio d’area – Terre di Federico? – che identifichi in maniera chiara ed inequivocabile il patrimonio materiale ed immateriale di questa area geografica della Puglia”.
Da Alessandro Buongiorno ( Puglia Imperiale) e da Cesare Troja ( Parco Alta Murgia) è giunta un attenta disamina del pregresso – con lo scollamento tra governo del territorio ed altri attori dello sviluppo turistico – ed il monito a fare sistema, creando una rete di rapporti sinergici finalizzati ad interpretare la domanda del mercato ed a tarare un offerta seria e competitiva. Al seminario dell’Unesco di Andria sono intervenuti con la propria testimonianza anche i rappresentanti di Diocesi, Museo Diocesano, PugliaPromozione, Sovrintendenza, Pro Loco, Puglia Login, Consorzio di Tutela Olio Dop Terra di Bari, Gal Le Città di Castel del Monte, DivinaPuglia, Cna, Unioncamere Puglia, Strada del Vino e dell’Olio Castel del Monte.
Tra molte luci ed altrettante ombre, dopo il dibattito resta una certezza confortante. Castel del Monte rimane una grandiosa opportunità di sviluppo per Andria, per l’intero territorio della sesta provincia e per la Puglia più in generale. Da spendere scientificamente nel prossimo futuro in campo nazionale ed internazionale.
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