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Trani – Le riflessioni del prof. Vavala: scuola, non c’è nulla da festeggiare

17 Giugno, 2020 | scritto da Redazione
Trani – Le riflessioni del prof. Vavala: scuola, non c’è nulla da festeggiare
Attualità
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Il governo deve porre il tema della scuola al centro della ricostruzione postpandemia. Scuola pubblica e sanità pubblica sono i due campi principali di una rinascita dell’Italia e dell’Europa.
Il Miur italiano però non è all’altezza della sfida e lo si deduce dal progetto di festeggiare l’inizio del prossimo anno scolastico mettendo in risalto le meravigliose nuove didattiche sperimentate durante la tragedia pandemica.
Noi docenti non abbiamo giocato a sperimentare brillanti piattaforme a distanza, semplicemente abbiamo supportato la difesa dalla drammatica crisi con le nuove tecnologie, evitando il peggio ovvero una chiusura totale delle attività.
Non c’è nulla da festeggiare, anzi bisogna immediatamente mettere in campo una virtuosa circolarità tra lezione dal vivo, libri cartacei, supporti digitali.
Oggi c’è urgente bisogno di conoscenze e di ricerche, di seri e rigorosi metodi di studio, di validi scienziati e umanisti, insomma di cultura in grado di incidere sulle forme di vita e arginare l’analfabetismo di ritorno e che sarebbe il presupposto di una regressiva democrazia plebiscitaria.
I supporti digitali in posizione di dominio sono rischiosi e aumenterebbero una forte ignoranza di massa e una crisi irreversibile dei metodi di studio. Il digitale subordinato e utilizzato come mero strumento può invece contribuire molto a creare umani maturi e critici e responsabili al tempo stesso.
Faccio un banale esempio: tutti noi sappiamo come un allungato complesso edipico possa aggravare la crisi dell’adolescenza e allora ho messo su piattaforma digitale classroom intere pagine di riflessioni di Freud sul tema segnalato. Hanno letto le pagine sul digitale e poi diversi studenti sono andati a comprare, incuriositi, il libro: “Inibizione, sintomo e angoscia”, e abbiamo poi continuato leggendo il testo durante le video conferenze, dal vivo ovviamente sarebbe stato meglio.
Lo stesso varrebbe per tutte le discipline. La lanterna deve tornare nelle mani degli uomini di vasta conoscenza e non negli animatori digitali che magari non leggono più nulla, non riflettono su nulla e si baloccano con i colori e le belle funzionalità del digitale.
Insistendo sul domino del digitale e richiamando Diogene il cinico affosseremo sia l’umano che la lanterna.

Luigi Vavala’

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