Per il grano potrebbe essere una brutta annata, come non se ne vedevano da decenni. Confagricoltura Puglia stila un primo bilancio a pochi giorni dalla fine della trebbiatura basandosi su una elaborazione dei dati provenienti da Confagricoltura Foggia. Al momento, i produttori registrano un calo di circa il 30% rispetto alla media annua di 35 quintali per ettaro. Se confermato il trend, a fine campagna il calo potrebbe superare il 40 per cento.
Dati così negativi non si registravano da decenni, dalle annate 1982-1983.
La riduzione è stata causata dalle improvvise gelate di aprile e dalla siccità che da mesi asseta il Foggiano, zona dove viene prodotta la maggior parte del grano italiano. Buona invece la qualità del prodotto, con un alto valore proteico.
Il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro, evidenzia che sono alte le attese su questa coltura nell’ambito delle produzioni pugliesi: “Le farine prodotte nella nostra regione sono apprezzate dai consumatori e abbiamo registrato negli ultimi mesi, soprattutto durante il lockdown, un aumento della richiesta. Tendenza che potrebbe proseguire.
Produrre grano – spiega – significa affrontare in maniera imprenditoriale l’investimento. E, a fronte di un costo economico importante, è sempre più necessario avere un riscontro certo dal mercato. Sicuramente – aggiunge – dalle politiche nazionali e regionali ci si aspetta una maggiore puntualità nell’erogazione dei sussidi economici legati al settore, quindi “premi accoppiati”, premi legati ai de minimis, premi legati al greening”.
“Produrre grano duro – rileva poi Lazzàro – significa oggi in aree quali il Leccese, il Tarantino il Brindisino, l’arco ionico meridionale un’alternativa al dissesto e all’abbandono dei terreni colpiti dalla Xylella. Una riconversione, questa, non estremamente onerosa per l’azienda agricola ma, al tempo stesso, che garantisce una discreta redditività”.
A parte le gelate e la siccità, a insidiare il grano duro vi sono i prodotti stranieri.
Per Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia, le presunte ‘migliori qualità pastificatorie dei grani esteri’ sono un falso e pericoloso mito.
“Solitamente – dice – l’importazione di grano estero è giustificata dalla sua presunta qualità pastificatoria, che dovrebbe controbilanciare la scarsa qualità salutistica. Perché tanta urgenza di acquistare grano, di dubbia qualità, dall’estero, a prezzi non da saldi, se è alle porte la produzione locale? Non è che questo grano è fatto arrivare per influenzare, al ribasso, il prezzo del grano nostrano?
Sono intollerabili – conclude Schiavone – le speculazioni a danno dei cerealicoltori, con ricadute penalizzanti anche sulla salute dei consumatori”.
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