Riportiamo di seguito alcune osservazioni e proposte messe a punto dal biotecnologo Giuseppe Defazio nonché residente della zona (nei pressi di Via Rossini/Via Verdi ) laddove ieri (dopo il lockdown) è stato riaperto – in via sperimentale – il mercato settimanale di Barletta.
Dopo uno stop prolungato finalmente il mercato settimanale è stato riavviato, seppur in via sperimentale, su via Rossini/via Verdi.
Pur contento per il percorso di ripartenza dell’economia cittadina mi permetto di fare alcuni rilievi in quanto residente, nello spirito di collaborazione e aiuto invocato dalle autorità cittadine.
Da quel che ho potuto appurare, il distanziamento fisico è stato rispettato a fatica nei pressi del campetto comunale, a livello del quale la carreggiata si restringe ed entrambe i lati erano impegnati da bancarelle.
Queste zone hanno suscitato maggiore attenzione fotografica perché maggiormente esposte al rischio di assembramenti.
Per risolvere tale problema proporrei di rimodulare ulteriormente la planimetria allegata alla delibera, spostando le bancarelle che insistono sul lato dei civici pari (es.: n°8-10) presso altre posizioni di modo da poter impegnare solo un lato della carreggiata. Inoltre bisognerebbe organizzare le aree di stazionamento degli avventori con spazi assegnati in cui sostare per regolare le code (es.: dei cerchi marca posizione disegnati sull’asfalto).
Nondimeno, proporrei di delimitare l’area mercatale e dopo aver stabilito la capienza massima dell’area, controllare la stessa grazie a dei contapersone attraverso varchi di ingresso e uscita.
A livello di questi varchi bisognerà controllare che tutti abbiano la mascherina.
Contemporaneamente, sarebbe rispettoso nei confronti dei residenti lasciare un passaggio riservato a gli stessi in modo che non siano costretti ad entrare nell’area mercatale per raggiungere le proprie abitazioni.
Bisogna però sottolineare che quella che stiamo vivendo è una emergenza sanitaria causata da patogeno e che quindi le misure igieniche sono parimenti importanti come stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il solo distanziamento fisico non è sufficiente a contrastare il contagio.
Sarebbe quindi utile che il comune predisponga protocolli igienici per le bancarelle al fine di rendere maggiormente pulito e ordinato questo mercato.
Quello che si è potuto vedere oggi sembrava improvvisazione che in primis mette a rischio esercenti e lavoratori del mercato!
Alcuni esercenti avevano le proprie merci coperte o protette con il plexiglas, altri no; alcuni avevano dei distanziatori tra il banco di servizio e il punto in cui gli avventori sostavano, altri no; alcuni avevano cassette di frutta e ortaggi poggiate sull’asfalto, altri no; alcuni servivano con i guanti, altri no.
Anche l’uso dei guanti è un aspetto controverso, se da un lato è utile a garantire l’operatore, non è parimenti utile per gli avventori.
Nello specifico, maneggiare i soldi e con le stesse mani (o gli stessi guanti) tagliare, porzionare, imbustare i cibi non è un comportamento igienico sopratutto per cibi che vanno consumati crudi e non vanno lavati prima del consumo.
Sarebbe più utile prevedere una separazione di compiti tra gli operatori della bancarella: uno serve toccando solo i cibi, uno si occupa del pagamento toccando solo i soldi.
A questo proposito bisogna sottolineare come molte bancarelle (o forse tutte) sono manchevoli di acqua corrente o dispenser con disinfettante mani a base di alcool o cloro per la frequente detersione delle mani (prescrizioni OMS).
Il comune dovrebbe aiutare gli esercenti in questo senso reperendo i disinfettanti per le mani, o fornendo l’acqua attraverso autobotti, vista anche l’assenza di una fontana pubblica nelle immediate vicinanze.
Quindi, al fine di tutelare esercenti, lavoratori e cittadini l’amministrazione emani linee guida obbligatorie in merito a questo servizio di vendita al dettaglio, previa attenta analisi dei profili di rischio igienico, anche solo compendiando le prescrizioni in materia di igiene già eventualmente presenti nelle normative vigenti, laddove bastevoli, e integrando le prescrizioni OMS.
Mi permetto di utilizzare questo spazio per proporre l’utilizzo di termoscanner all’ingresso di tutti i luoghi chiusi, pubblici o privati, o di stazionamento come le aree mercatali seppur all’aperto, per limitare ulteriormente i rischi relativi alla circolazione di persone con temperatura corporea superiore a 37.6°.
In definitiva, la discrezionalità non aiuta nessuno, né chi vigila in assenza di regole ad hoc, né l’esercente che applica il principio di precauzione secondo coscienza, né il consumatore che deve addentare il cibo potenzialmente toccato da mani che qualcuno potrebbe non aver lavato dopo aver toccato soldi.
Certamente come cittadini non ci aspettiamo bacchette magiche o universi perfetti, siamo consapevoli che bisogna ripartire, ma dobbiamo farlo in sicurezza.
Abbiamo avuto parecchio tempo per pensare alla fase due e adesso che ci siamo dentro ci sembra che sia tutto un po’ lasciato al caso, agendo temerariamente con la speranza che vada tutto bene.
Mi auguro che chi di competenza tenga conto di questi rilievi ed emani delle linee da seguire aiutando gli esercenti e tutti i cittadini a sentirsi sicuri dal pericolo di contagio e a convivere con questo nuovo patogeno.
E’ fondamentale che i livelli di guardia contro SARS-CoV-2, anche psicologici, non si abbassino immotivatamente come alcune volte in questi giorni si percepisce stia avvenendo.
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