di Antonio Leonetti
Si apprende dalle informazioni inoltrate dalle task force del governo centrale per la gestione e la realizzazione delle linee guida della fase 2, che vi è una discussione importante sul modello di mobilità opportuno da adottare in tutti i centri italiani, mirato al contenimento dei contagi da corona virus e quindi al distanziamento sociale.
Partiamo da questo presupposto: dobbiamo utilizzare questa emergenza sanitaria per rendere ordinario ciò che allo stato attuale è straordinario (fonte ilsole24ore.com).
Punto focale della costruzione di nuovi modelli di mobilità rimane il distanziamento sociale: secondo il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, nella fase due sarà necessario “ripensare e riorganizzare la nostra organizzazione della vita sia nei trasporti che nel lavoro e nelle attività quotidiane”.
Quali sono i punti attualmente nevralgici che fungono da leva per la realizzazione di questo nuovo modello?
Innanzitutto, abbiamo l’incontro – confronto tra l’ANCI e il Governo, dialogo fondamentale affinché le città possano implementare quanto la task force andrà ad istituire.
Smart working: gli ambientalisti sono in pressing proprio perché le evidenze di diminuzione di automobili private che circolano nelle nostre arterie hanno portato a miglioramenti della qualità dell’aria e alla riduzione dell’intasamento delle nostre città.
Potenziare l’offerta di sharing: in questo cluster si evidenziano tutti i servizi in cui il mezzo di trasporto è condiviso; ad esempio il bike sharing, il car sharing o lo scooter sharing, coprono ad oggi circa 6 milioni di cittadini e nella bozza delle linee guida covid19 fase 2, andrannoallargate a tutte le maggiori città italiane.
Nella revisione del trasporto pubblico vi è la necessità di inserire dei conta-passeggeri e la segnaletica orizzontale sia sugli autobus sia alle fermate per demarcare gli spazi obbligatori da osservare.
Potenziamento delle piste ciclabili, la task force sta fortemente puntando sul modello sostenibile delle ciclovie che con l’utilizzo della bicicletta come mezzo esclusivo del singolo cittadino, andranno ad apportare miglioramenti sia all’ambiente, alla qualità della vita, sia al distanziamento sociale che ne perverrà dato dal naturale utilizzo del mezzo.
Riportiamo le parole dell’assessore con delega alla mobilità del comune di Rimini Roberta Frisoni: “il primo passo è quello di intervenire sulla domanda, rivedendo anche i tempi di scuola e lavoro per ridurre gli spostamenti nel corso della giornata senza avere i picchi a cui siamo stati abituati fino ad ora;questo significa anche stimolare lo smart working.”
“Sul fronte dell’offerta– spiega Frisoni –serviranno investimenti per proseguire con una costante sanificazione dei bus e si potrà valutare l’introduzione di strumenti che consentano di tracciare in tempo reale il grado di riempimento dei mezzi.”
Alcuni degli esempi che le nostre aziende del territorio possono portare avanti sono relativi al lancio di app/tecnologie che agevolino l’utilizzo degli autobus, ma che monitorino la disponibilità o meno dello bike sharing in determinate stazioni – aree della città. È importante promuovere la mobilità attiva incentivando soprattutto i cittadini a rivedere gli spostamenti che spesso sono entro pochi chilometri.
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