L’appello accorato di don Geremia Acri, di Casa Accoglienza “S. M. Goretti” di Andria, per aiutare chi in questo periodo emergenziale si trova in difficoltà:
“L’emergenza Covid-19 non ha coinvolto soltanto il sistema sanitario ma, com’è noto, anche quello economico. Devastandolo. Generando purtroppo un esercito di nuove persone incappate nella povertà causata dall’emergenza sanitaria.
Il lockdown ha costretto a casa tanti lavoratori che fino a ieri conducevano una vita dignitosa e che oggi si trovano a dover rinunciare a tanti comfort e soprattutto a vedersi privati di un lavoro, a dover attingere ai propri risparmi che, purtroppo, non sono infiniti.
Le associazioni di categoria parlano di circa 60 mila italiani che potrebbero perdere il lavoro se l’emergenza non dovesse risolversi entro giugno.
La crisi non risparmia nessuno: professionisti, commercianti, stagionali, artigiani, ristoratori, ma soprattutto lavoratori della classe media le cui entrate sono ormai pari a zero. In questo scenario, a “bussare” alla porta di Casa Accoglienza della Diocesi di Andria – metaforicamente parlando perché molti sono coloro che fanno fatica a venire qui di persona – sono in tanti e tutti con richieste ragionevoli ed essenziali.
Un’involuzione sociale ed economica: è questa la fotografia che arriva oggi a tutti noi, volontari nella rete di prossimità, e che ci mette nella condizione di aiutare e mai giudicare.
Aiutare chi è nel bisogno. Aiutare il padre che vuole non far pesare il proprio disagio al figlio piccolo, ancora troppo piccolo per comprendere la rinuncia alle merendine e a tutti i confort che si sono volatilizzati; aiutare la madre che vorrebbe garantire collant non smagliati e una crema idratante (non costosa ma dignitosa) alla propria figlia; aiutare un genitore a videochiamarsi con il figlio che è rimasto al nord. Ecco, servono ricariche telefoniche, servono medicinali per curare mal di schiena e dolori reumatici che non vanno via con i pelati e i pacchi di pasta. Non esiste solo la fame dello stomaco… fazzoletti, carta igienica, assorbenti, dentifricio e pannolini, farmaci per malati psichici (non mutuabili), soldi per pagare le utenze e i fitti.
Il mio appello va soprattutto a quanti hanno le possibilità economiche/finanziarie, affinché adottino una famiglia e garantiscano loro servizi essenziali in questo momento di contingenza economica che, auspichiamo, passi quanto prima.
Sant’Agostino così si esprimeva: «Ci sono alcuni che più facilmente distribuiscono tutti i loro beni ai poveri, piuttosto che loro stessi divenire poveri in Dio».
Il mio grazie, unitamente ai volontari, invece va a tutti coloro che continuano a donare quello che possono con lo spirito giusto, quello della con-divisione.
Ribadisco la necessità di non giudicare chi malauguratamente è caduto in povertà, faremmo il più grande errore in questo tempo sospeso che non risparmia nessuno. Purtroppo non esiste un “vaccino” per la povertà se non la carità e la solidarietà che sole conducono sulla via della resurrezione di ogni persona”.
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