Negli ultimi giorni il traffico internet è aumentato in maniera esponenziale come è noto a causa dell’emergenza Coronavirus.
Lo smart working, la necessità di fare riunioni utilizzando strumenti come Skype, ad esempio , e quella di connettere in modo protetto le reti aziendali ai lavoratori installando reti private virtuali o “Vpn”, hanno causato un aumento senza precedenti del numero di connessioni.
Tuttavia, solitamente le aziende predispongono le proprie reti private solo per una parte di lavoratori e una rete sovraccarica può indurre rallentamenti e la perdita di alcuni dati.
Inoltre, l’ incremento della spesa on line, delle video chiamate, (soprattutto da parte di chi ha avuto il “buon senso” di restare al Nord e di non tornare al Sud dai propri cari) delle video lezioni per i ragazzi di ogni ordine e grado, delle sedute di laurea on line e delle campagne di crowdfunding sempre con l’intento precipuo di scongiurare il diffondersi del contagio da coronavirus, hanno di certo provocato un rallentamento del traffico internet.
Ciò nonostante, a quanto pare, non ci sono rischi di crash ovvero di blocco informatico, ma ai tempi di una delle pandemie più gravi del XXI secolo, sino a quando potranno reggere i big data della grande rete internet, affinché “distanti ma uniti” tutti potremmo sentire meno il peso del nostro nemico subdolo e invisibile che solo restando a casa potremmo sconfiggere al più presto, rincuorandoci di quanto è già successo in Cina.
Del resto, a frenare il problema del “sovraffollamento” in rete è nata, da qualche giorno a questa parte, la cosiddetta solidarietà digitale (https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/) a supporto di cittadini e imprese nella speranza che tale emergenza termini al più presto.
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