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Barletta – Legambiente, Corvasce : “Che città ritroveremo quando usciremo dalle nostre case?”

28 Marzo, 2020 | scritto da Redazione
Barletta – Legambiente, Corvasce : “Che città ritroveremo quando usciremo dalle nostre case?”
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Lettera aperta alle istituzioni locali del Comune di Barletta da parte di Raffaele Corvasce, presidente del Circolo Legambiente (Barletta).

Viviamo giornate in cui l’attenzione dell’opinione pubblica è, a ragion veduta, catalizzata dal tema dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 e dai rischi di contagio dal medesimo virus.

Tuttavia, il terribile momento che stiamo vivendo non deve farci abbassare la guardia su quanto avviene o continua ad avvenire in città e nel territorio circostante in campo ambientale, perché mentre la maggior parte dei cittadini resta a casa, osservando le disposizioni in materia di contrasto alla diffusione dell’epidemia in corso, c’è chi continua ad avvelenarci l’aria bruciando rifiuti in periferia e chi, per ragioni lontane da ogni logica, arreca danni al nostro patrimonio arboreo.

Non è la prima volta che, come circolo cittadino di Legambiente, ci vediamo costretti a denunciare pubblicamente i danni derivanti dalla cattiva gestione del verde da parte di privati cittadini o della pubblica amministrazione, problema che sembra diventato ormai atavico, perché a mancare nella nostra città è la sensibilità da parte di molti verso certe tematiche che si traduce in indifferenza difronte ai frequenti abbattimenti, motivati da ragioni di tutela della pubblica incolumità, ma causati in realtà da potature scellerate e da una carente e disattenta, se non spesso assente, gestione del verde.

Così siamo nuovamente a sottoporre all’attenzione di tutti: cittadini e amministratori, quanto avviene da diversi mesi lungo una delle principali vie di accesso alla litoranea di Levante.

Le foto che corredano questa nostra comunicazione sono oltremodo eloquenti: tutte le alberature presenti lungo via Misericordia, a partire dal termine del muro di recinzione dello stabilimento della Timac Agro e fino all’incrocio con via Regina Elena, sono scomparse.

Si trattava di palme identiche a quelle ancora presenti vive e vegete nelle aiuole del marciapiede sul lato opposto della strada.

È evidente che l’abbattimento di queste piante sia stato motivato dalla probabile moria delle stesse e ciò non può che far sorgere alcune domande:

Come è possibile che siano morte tutte le piante che erano ubicate su un lato della strada in questione e non anche quelle ubicate difronte pur essendo nelle stesse condizioni ambientali?

Che sia una coincidenza che siano morte solo le piante che delimitano il perimetro di un’area sulla quale da tempo è stata rilasciata una concessione edilizia (poi sospesa)?

Forse le piante hanno scelto spontaneamente di suicidarsi e sacrificarsi per spirito di solidarietà in favore di una assennata urbanizzazione di un altro di quei pochi angoli di città ancora liberi dal cemento?

Forse le stesse piante erano consapevoli che in un futuro prossimo sarebbero state d’intralcio al transito di mezzi e uomini di cantiere e hanno preferito dire: “scusate cittadini, scusate ruspe, scusa cemento, togliamo il disturbo!?!”

Moriremo con il dubbio, ma questo non ci impedisce di chiedere all’Amministrazione Comunale, nelle persone del sindaco Dott. Mino Cannito e dell’Assessore al Settore Ambiente Dott. Ruggiero Passero, di provvedere quanto prima e in previsione dell’imminente stagione balneare, a sostituire le piante tagliate con nuove alberature, restituendo decoro ad un nodo stradale che, nella bella stagione, diventa affollata via di passeggio e transito per cittadini e turisti, anche per la presenza di rinomati stabilimenti balneari e di importanti strutture ricettive.

Gli alberi si sa oltre a fornire ossigeno, restituiscono bellezza anche a luoghi che di bello hanno ben poco e magari le nuove alberature potrebbero aiutare in futuro a coprire o mascherare quel terribile mutandone contenitivo in materiale plastico che, posto in maniera provvisoria a recinzione della scarpata a valle dello stabilimento TIMAC Agro,

si è trasformato in elemento permanente di arredo di un’area che, in barba alla tanto agognata vocazione turistica della città della Disfida, è lì a ricordare a tutti, che la vera vocazione della nostra città resta ancora e solo quella dell’industria e del cemento.

In un periodo in cui una delle poche consolazioni del restare reclusi nelle nostre case ci deriva dal sognare di tornare quanto prima a rivivere i nostri territori e confortati dalle varie attestazioni dei media di una rinascita della natura almeno in alcuni località, non vorremmo risvegliarci da questo incubo ritrovando meno di quello che abbiamo lasciato e preferiremmo riabbracciare i nostri pochi parchi, giardini, litorali più verdi e non più grigi.

Quindi l’invito alla nostra Amministrazione Comunale è di approfittare delle strade vuote e della complicità della natura per preservare ed anzi arricchire il nostro patrimonio arboreo.

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