Non è facile tracciare una linea netta di separazione tra comportamenti normali e atteggiamenti ludopatici e, sicuramente, non è vero che chiunque si fermi presso una “slot machine” sia un soggetto da avviare ad un programma di riabilitazione.
Tuttavia è altrettanto vero che il gioco in Italia ha raggiunto nel 2018 il tetto di 107 miliardi di euro, che nella sola BAT le giocate siano state pari a 512 milioni e che, per finire, Trani, insieme a Polignano, sia la città della Puglia in cui si gioca di più.
Sono cifre da capogiro che diventano ancora più impressionanti se rapportate alla “densità” lavorativa ed al reddito “pro capite” dei pugliesi, dati che fanno paura e ci impongono di porre un argine al dilagare di una abitudine che semina disperazione, disagio e povertà all’interno delle famiglie coinvolte.
A questa chiamata alle armi tutti abbiamo il dovere di rispondere, tanto i singoli cittadini, modificando il proprio atteggiamento, quanto le Istituzioni locali, adottando programmi di educazione sociale ed adeguandosi alle norme vigenti in tema di gioco d’azzardo patologico.
Dal primo gennaio di questo 2020, infatti, entra in vigore la legge regionale n.43 che si pone l’obiettivo di avviare concretamente una azione di contrasto alla ludopatia in accordo e nel rispetto delle opinioni o delle necessità degli operatori del settore, di parte della magistratura, dell’Eurispes e delle organizzazioni di categoria.
Si tratta di una serie di norme che stabiliscono la distanza minima delle sale da gioco dai luoghi sensibili, l’ampiezza dei locali che ospitano le macchine da gioco, l’obbligo di separare lo spazio riservato al gioco dalla attività prevalente di quell’esercizio ed il divieto di pubblicizzare le vincite allo scopo di attrarre nuovi giocatori con il miraggio di false speranze.
E’ sancito anche il divieto di pubblicità di giochi sui mezzi pubblici regionali ed è previsto un rafforzamento del controllo sul territorio attraverso specifiche intese tra Forze dell’ordine, Regione e Gestori che sono tenuti, tra l’altro, a seguire corsi di aggiornamento per la individuazione degli “atteggiamenti-spia” di dipendenze patologiche.
Il lavoro fatto da me e dal mio gruppo consiliare non è esaustivo nè, tantomeno, definitivo: saranno necessari ulteriori e continui aggiornamenti per adattarlo alle esigenze della comunità ma rappresenta, comunque, un primo passo in avanti che, spero, sia imitato dalle altre regioni e sia seguito da quelle norme nazionali che, per quanto più volte propagandate all’interno di programmi di governo, tardano ad essere varate…..chissà perché!
Eppure basterebbero un po’ di coraggio ed un po’ di buon senso per morigerare l’offerta di gioco e difendere i soggetti più fragili; un esempio fra tutti la identificazione dei giocatori con la tessera sanitaria e l’eventuale segnalazione di giocate superiori ad una certa cifra con il blocco automatico della tessera su tutto il territorio nazionale per alcune ore.
Torniamo, però, al nostro piccolo: nei giorni scorsi, con il supporto del presidente Lodispoto, ho incontrato i Sindaci della BAT per invitarli ad applicare al più presto ed in maniera uniforme sul territorio provinciale le nuove norme, anche al fine di evitare il “turismo” del gioco d’azzardo tra le varie città.
La palla ora è in mano ai Sindaci ai quali spetta il compito di mettere in pratica e fare osservare la legge nell’interesse esclusivo delle nostre comunità
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