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BAT – Cgil e Flai, lotta al caporalato: al via la Rete del lavoro agricolo di qualità

23 Ottobre, 2019 | scritto da Redazione
BAT – Cgil e Flai, lotta al caporalato: al via la Rete del lavoro agricolo di qualità
Attualità
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“L’abbiamo più volta chiesta, finalmente siamo sulla strada giusta”.
Nella Prefettura di Barletta Andria Trani si è insediata la conferenza permanente che ha dato il via all’iter di istituzione nel territorio della Rete del lavoro agricolo di qualità.
Si tratta di uno strumento che punta a trovare soluzioni contro il lavoro nero e lo sfruttamento dei braccianti nelle campagne, così come previsto nella legge del 29 ottobre del 2016, la 199, ribattezzata “anti-caporali”. Mancava nella Bat, a Foggia, Lecce, Brindisi e Taranto era già nata. Ora in Puglia non c’è solo a Bari.
“Riteniamo di fondamentale importanza la riunione di stamattina per l’avvio della costituzione della sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità ringraziando Sua Eccellenza il Prefetto Sensi per l’impegno in tale direzione ma anche sul versante al contrasto al caporalato, come previsto nella Legge 199/2016″, commenta Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai Cgil Bat.
“La nascita della cabina di regia a livello territoriale costituisce un passo importante in avanti perché innanzitutto completa l’apparato normativo della legge 199/2016 anche in questa provincia e crea le condizioni affinché si possa finalmente estrinsecare non solo la parte repressiva della legge, ma anche quella propositiva, in particolare in materia di trasporto”, aggiunge.
Presente all’incontro in Prefettura anche il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D’Alberto che al tavolo ha ribadito “la necessità che le aziende si iscrivano alla Rete del lavoro agricolo di qualità perché condizione indispensabile affinché si valorizzino le imprese sane, la qualità del lavoro e i diritti dei lavoratori. Si tratta di una battaglia di civiltà che continuiamo a combattere per garantire agli addetti del settore, che siano locali o stranieri, una condizione di vita lavorativa dignitosa”, conclude D’Alberto.

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