Due filosofi distanti per epoca e stile, possono aiutarci molto per comprendere alcuni tratti della modernità in Europa e adesso, particolarmente, in Italia.
Parlo di Vico e di Nietzsche, perché due filosofi che hanno affrontato in modo geniale i temi della barbarie e della decadenza.
Vico ha sottolineato con grande forza la questione originalissima della “barbarie della riflessione” e del danno degli universali e delle generalizzazioni:
“Esaminiamo ora i danni degli universali. Parlare in termini universali è proprio dei bambini o dei barbari. In giurisprudenza, quando si segue il diritto tetico ossia l’autorità delle regole, si sbaglia spessissimo. In medicina, quelli che si attengono rigorosamente alle tesi, si preoccupano piu’ dell’integrità dei sistemi che non di guarire i malati. Nella vita pratica, quanti non sono quelli che peccano frequentemente dopo essersi prefissi delle regole?
Per costoro è entrata nell’uso volgare la parola greca, e li chiamiamo tematici.
Tutte le sette in filosofia, medicina, giurisprudenza, tutti i litigi e contrasti nella vita pratica, vengono dai generi, perché dai generi derivano le omonimie e gli equivoci, che si dicono provenire dall’errore. In fisica, perché i nomi di materia e forma sono generici; in giurisprudenza perché l’appellativo di giusto vaga in lungo e in largo; in medicina, perché sano e malato sono vocaboli troppo universali; nella vita pratica perché la parola utile non ha definizione” . (Vico: de antiquissima italorum sapientia).
Tradotto: tutti i contrasti umani hanno salde radici nelle generalizzazioni, che formano la barbarie della riflessione.
Salvini usa sempre generi, omonimie, equivoci, generalizzazioni.
Nietzsche invece vedeva nella decadenza un fenomeno complesso ma governato da forti semplificazioni, immaginari catastrofici, narcotizzazioni costanti, e generalizzazioni tremende.
L’antisemitismo si è diffuso in epoca di piena decadenza.
Tiriamo delle conseguenze.
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