Domani sera, giovedì 22 agosto alle 21:15, nel parco Santa Geffa, per il Logos festival, andrà in scena «Danzasia… fra pietre e luci», con l’attrice Stefania Armentano, la danzatrice Silvia Cassetta e i testi di Giuseppe Lopetuso. L’ingresso è libero.
“Danzasìa” è un proGetto di Silvia Cassetta, che unisce danza e poesia, dove il movimento della danzatrice è indotto unicamente dalla spontaneità: senza un repertorio coreografico, segue liberamente il ritmo e la voce della poesia, suoni naturali e musiche pregiate, che risveglino ‘corde’, vento e odori di una Terra, la Puglia, piena di contrasti e semplicità.
Una voce, quella dell’attrice Stefania Armentano, farà suonare le parole di Giuseppe Lopetuso, danzate da Silvia Cassetta in una ricerca della essenza, che, si esprimerà attraverso la danza tra pietre, luci e ulivi nello splendido contesto del ‘Logos Festival’ a Santa Geffa, a Trani.
“Carezza di un Sogno”, di Giuseppe Lopetuso è il titolo dei testi dedicati a questa Danzasìa, non vuole essere narrativo, ma indaga sulla natura, sul flusso universale che ci guida, lasciando alle parole il compito di accoglierci e salutarci con dubbi di elevazione piuttosto che certezze colme di limiti.
Silvia Cassetta (Danzatrice e Architetto)
“E’ nel buio che devi guardare, con disobbedienza, ottimismo e avventatezza” (M. Yourcenar)
Seguire il fuoco dell’intuizione, gestendone ogni contraddizione e smarrimento, studiare il rapporto tra Danza e Architettura, con la consapevolezza che per creare un equilibrio, bisogna mettere in relazione forze contrapposte tra loro; queste sono le linee guida, di Silvia in una ricerca continua.
Danzatrice e architetto, esplora, attraverso la danza, una comunicazione espressiva sul movimento, resa possibile solo attraverso una sensibilità corporea ad emotiva.
Da anni svolge ricerca sul tema “DanzaèArchitettura”: studia linee e disegni in un connubio giustificato dal senso che la danza scolpisce lo spazio con il corpo…come l’architettura i materiali. Un Coreografo è un ‘architetto’…del corpo…e quindi per Silvia, la sintesi, nella sua frase “DanzaèArchitettura”, è il cuore pulsante della sua ricerca artistica.
– Nel 2018 nasce il progetto Lightness, “DanzaèArchitettura”, dalla volontà di continuare un percorso costante sulla relazione tra la danza e l’architettura, tra corpo e disegni. Con questo progetto viene selezionata tra i 7 artisti finalisti nella sezione Danza per MArte Live, nella regione Lazio.
– Nel 2019 studia in vari workshop sul tema dell’improvvisazione come prassi dell’espressività artistica: a Roma presso il Mattatoio (Teatro della Pelanda) nel laboratorio diretto dal pianista Stefano Battaglia e al Napoli Teatro Festival, nel laboratorio del Maestro Kenji Takagi , ex danzatore della compagnia di Pina Bausch.
– Partecipa agli Sharing di pratica di Da.Re al Mattatoio, un progetto di ricerca sulla danza e sulle indagini espressive contemporanee del movimento.
Il suo percorso è una riflessione continua sulle forme, uno studio di luci ed ombre, la sua ricerca è la voglia di non affrontare più l’ombra come il buio di se stessi…ma di provare a giocarci e a muoversi con lei, in un respiro di rinascita continua.
ProGetti
Oltre alla volontà spontanea di connessione tra danza e forme, i suoi ultimi “proGetti” danzati tendono ad una più intensa ricerca sulla potenza espressiva, raccontando emozioni, evocazioni, ricordi, materiali e cercando una connessione tra il movimento e la luce. Il corpo diventa uno strumento, come con la matita disegna nel suo essere architetto, con la danza Silvia fluttua in una tensione che aspira a portare alla luce una interiorità, custodita in uno scrigno, che si apre solo attraverso la sua danza e l’autenticità di un movimento, personale, esclusivo, unico perché non basato su una ripetizione di passi, ma indotto da corde interiori, delicate, risuonanti una propria individualità.
L’ambizione è tanto semplice quanto complessa: utilizzare l’improvvisazione come prassi esplorativa, significa distaccarsi dal metodo classico e coreografico, più confortevole e rassicurante per un danzatore, per immergersi in profondità che vengono fuori solo nel momento performativo, con una connessione tra l’impulso e la tensione verso una dimensione più sublime, in cui la danza diventa un bisogno primario, un nutrimento e un percorso spirituale di crescita interiore.
Il termine “ProGetto” è inteso come atto creativo che evidenzia come sia istintiva la nascita di un’idea nel momento stesso in cui progettiamo o danziamo: “gettiamo avanti” le basi di qualcosa di più misterioso che deve evolversi in una dimensione sconosciuta al danzatore stesso o al progettista. Una anima sola, quella di Silvia, in cui coesistono due realtà l’Architettura e la Danza che convivono serenamente con un obiettivo comune: cercare la stessa unicità e coerenza con la propria interiorità attraverso l’atto creativo, purchè sia onesto e reale.
Stefania Armentano – Attrice
Teatro, Pianoforte, Scrittura sono le tre componenti che animano l’infanzia e l’adolescenza di Stefania. Tre cellule indissolubili. Nel 1993 frequenta il primo corso di recitazione e dizione, organizzato dal Centro Universitario Teatrale di Bari, successivamente un corso di Acting Training, organizzato dall’Associazione Culturale H20 di Roma, per poi proseguire i suoi studi di recitazione studiando e portando in scena testi di Beckett, Yasmin Reza, e testi scritti dalla sua penna, di cui uno vincitore di un premio letterario e pubblicato in una raccolta di “Racconti Pugliesi”.
Innamorata delle parole e dei tasti di un vecchio pianoforte frequenta anche lezioni di pianoforte e canto lirico, presso l’Associazione Musicale “Domenico Sarro” di Trani.
“Vivere in altri corpi, viaggiare in altre menti…” è la sua risposta a chi le chiede che cosa sia per lei la recitazione. Spogliarsi della propria natura, ritrovarsi nella nudità dell’essere per plasmare nuove identità. Analizzare i testi, giocare con le parole, con i suoni e renderli unici in ogni momento. Scavare nella propria identità e scoprire angoli nascosti e spigolosi e partorirli attraverso l’interpretazione di personaggi diversi.
E’ un viaggio che si fa nella propria anima, prima di rappresentarlo in pubblico. E’ un attento lavoro di analisi sul personaggio, ma soprattutto su se stessi per cercare nel proprio bagaglio quelle emozioni, quei sentimenti che si vanno a interpretare e che diventano propri. Sovrapposizione di personalità, emozioni, odori, suoni che diventano propri fino alla fusione perfetta tra l’Io e l’Attore.
Vedere su carta emozioni liquide che non scivolano sul foglio, ma penetrano e rimangono incastrate, seppur sempre libere. La lettura dei versi non è sempre la stessa, cambia a seconda dei luoghi, delle emozioni del momento, dei suoni e degli odori. È tutto in divenire come nei movimenti della danza, sempre diversi e armonici, in linea con i propri sentimenti.
La sua è la ricerca di una fusione delle arti senza confini, quando la danza si fonde con la poesia, i movimenti del corpo con quelle delle corde vocali in giochi di luci e suoni, in una sfida contro ogni tipo di rigidità e limite. E poi si comprende che non se ne può fare a meno, perché diventa vita, una nuova vita.
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