Gli esami di maturità appena conclusi mi danno l’occasione per riflettere in modo aperto e sincero su alcune questioni di fondo riguardanti la formazione dell’uomo.
Non ho voglia qui di discutere delle irrilevanti novità degli esami o sulle nullità di quelle che ogni giorno i mediocri politici di oggi chiamano “riforme”.
Vorrei affrontare due questioni diverse ma di importanza notevole.
Galimberti e molti altri psicoanalisti seri e anche educatori seri, propongono in modo provocatorio la “cacciata” dei genitori dalla scuola.
La cosa pur provocatoria e in parte iperbolica è seria ed ha fondamento. I ragazzi dai 13-14 anni in poi cominciano i primi timidi passi di stacco dalla famiglia cercando relazioni di appoggio o di transfert, necessari per superare le prime nevrosi “familiari”. Una volta i docenti erano i primi punti di riferimento da transfert per molti ragazzi; da tanti anni sono entrati prepotentemente nella scuola i genitori e le dinamiche familiari impedendo di fatto che il docente sia punto di riferimento per il primo conato di autonomia dalle incombenti figure familiari.
Cosi non avvengono transfert, i genitori surclassano i docenti, e si hanno i primi forti e strutturali cedimenti nevrotici nella totale inconsapevolezza di genitori pervasivi, arroganti, ed in parte ignoranti. La scuola diventa cosi un appendice nevrotica dei conflitti intra familiari.
I dirigenti scolastici hanno il dovere di non costruire nidi familiari, ma di mescolare al massimo la composizione delle classi. Il ragazzo ricco e viziatello con cellulari da 1500 euro, Cambridge, Onu, Oxford e quant’altro, già predisposto per la protervia e la scalata sociale, a contatto quotidiano nella stessa classe con un ragazzo di condizioni meno agiate o che addirittura è costretto a lavorare ogni tanto per urgenze economiche o per aiutare i familiari, crescerebbe decisamente meglio, piu’ sobrio, meno gonfio e piu’ a contatto con il mondo reale e non con la fissazione della lode a tutti i costi, premiata da giornali e dall’insulsa fondazione del rotary club.
Questi sono le prime riflessioni da parresia di un Momo tornato libero dopo le convenzioni dell’anno scolastico.
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