“Ti mangio il cuore. Nell’abisso del Gargano. Una storia feroce.(ed. Feltrinelli)” è il titolo del libro scritto a quattro mani dai giornalisti di “la Repubblica” Carlo Bonini e Giuliano Foschini (quest’ultimo ha origini barlettane) e che ieri sera è stato presentato nella sala conferenze del Castello di Barletta.
Un incontro, organizzato dal Presidio del Libro di Barletta in collaborazione con il Gruppo di lettura “Lettidipiacere” con il patrocinio del Comune di Barletta e promosso dall’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia in sinergia con l’Associazione Presidi del Libro #weareinpuglia
“Da tempo in Italia non esistono più soltanto la mafia siciliana, la camorra e la ’ndrangheta. C’è una quarta mafia, che oggi è la meno raccontata e conosciuta. Eppure è potente ed è la più feroce. Nelle terre che si estendono dal Gargano a San Severo, da Manfredonia fino a Cerignola, comandano le famiglie della Società foggiana e i Montanari del Promontorio. I loro tentacoli sono ormai estesi in un enorme giro d’affari internazionale.
La loro violenza è arcaica e bestiale. I loro uomini firmano gli omicidi sparando al volto, perché deturpare le sembianze significa cancellare anche la memoria. C’è chi ha leccato il sangue delle vittime e chi ha fatto sparire i cadaveri dandoli in pasto ai porci. Si nasce, si cresce e si muore nel culto della vendetta. Sangue chiama sangue.
Dati alla mano : Dagli anni settanta a oggi gli omicidi sono stati 360, l’80 per cento dei quali è rimasto irrisolto. Tra il 2017 e il 2018 nella sola provincia di Foggia si è registrata la media di un omicidio a settimana, una rapina al giorno, un’estorsione ogni quarantott’ore. Una mattanza che ha fatto decine di morti e ha il suo inesauribile motore nella cruenta faida decennale tra due famiglie: i Romito e i Li Bergolis.
Quella di Carlo Bonini e Giuliano Foschini è un’inchiesta che, intrecciando atti giudiziari inediti, testimonianze di investigatori, magistrati e vittime di questo inferno, si fa racconto drammatico, popolato da personaggi indelebili, e smaschera una catastrofe civile ignorata troppo a lungo, a cui lo Stato ora ha dichiarato guerra. – è quanto si legge in quarta di copertina –
Si tratta di un racconto che prova a descrivere “l’abisso inesplorato della società foggiana, la quarta mafia italiana. Nessuno parla, nessuno vede, nessuno ricorda. Perché il potere si conquista con il sangue” – si legge ancora nella parte posteriore del libro –
“La capitanata è divenuta terra di sangue negli ultimi 30 anni, ma come mai se ne parla solo ora?” E’ il quesito emerso durante la conversazione con i due autori moderata dall’ avvocato Michele Laforgia.
“Il nostro è stato un viaggio in un vero e proprio abisso contraddistinto da una mafia feroce e alquanto sottaciuta. Ora è giunto il momento di assumerne consapevolezza – ha replicato Foschini in prima battuta –
Bonini che si è occupato anche della mafia romana targata Casamonica (anch’essa a lungo occultata) ha invece sostenuto: “Ammiro il coraggio dei colleghi di “Immediato.net” che ogni giorno descrivono ciò che accade in quel territorio. Stiamo parlando di una mafia “meticcia” che non ha un’identità ben precisa ma che prende spunto da altre mafie presenti sul nostro territorio, descritta e marginalizzata come “fenomeno locale” e quindi come se non potesse creare danni a livello nazionale. Una mafia però, che a differenza di altre, non hai mai ucciso un magistrato.”
“Foggia e il Gargano sono considerate periferie dalle istituzioni nazionali, del resto la mafia nasce dove c’è povertà ma si espande inevitabilmente dove c’è ricchezza” – ha aggiunto Laforgia –
Foschini ha poi descritto quella che può essere definita la parte più saliente del libro, ovvero quando, scorrendo le pagine del libro, i due giornalisti descrivono quel 9 agosto 2017, giorno in cui nei pressi di una stazione dismessa in agro di San Marco in Lamis, sul Gargano, durante una mattanza messa in atto per uccidere il boss Mario Luciano Romito ed il cognato Matteo De Palma, entrambi di Manfredonia, furono barbaramente assassinati anche due innocenti, i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, agricoltori del posto. “Da quel giorno Marianna e Arcangela Luciani (rispettive mogli dei fratelli Luciani) sono diventate il simbolo dell’antimafia” – ha sottolineato lo stesso Foschini – “Ti mangio il cuore” è quanto gli inquirenti hanno ascoltato nelle intercettazioni; sono le parole di un boss detenuto in carcere, il quale parlando con sua moglie “digli che ti mangio il cuore” fa riferimento al cuore di un avvocato, rimarcando l’efferatezza di questa mafia”
“Questo vostro libro potrebbe essere preso come spunto per una serie televisiva o si teme il rischio emulazione?” – E’ una delle domande che Laforgia ha rivolto ai due giornalisti -autori. –
“Le cose esistono davvero quando si raccontano ma soprattutto quando si sanno raccontare – ha ribattuto Bonini – Nel libro sono descritti episodi particolarmente violenti ma non di certo per mero sadismo ma piuttosto con l’intento di trasmettere un messaggio antropologico”
Il dibattito è proseguito stimolando i due autori sul possibile legame esistente tra la “quarta mafia” le agromafie, la pratica del caporalato (ampiamente diffusa nel foggiano) e la politica quest’ultima potenzialmente intesa come “consenso generalizzato”
“Se facciamo riferimento a quanto accade a Borgo Mezzanone – sempre nel foggiano – facciamo sempre riferimento ad una mafia nascosta- ha poi chiosato il giornalista barlettano di “la Reppublica” – la responsabilità di questa situazione è della magistratura e della politica , se teniamo conto che il nostro attuale presidente del consiglio Giuseppe Conte (nato nella provincia di Foggia) non hai mai speso una parola per questo territorio, nonostante di recente sia stato a San Marco in Lamis per la consegna dei diplomi nello stesso liceo in cui lui stesso conseguì a suo tempo la maturità. Dunque, la responsabilità è politica – conclude Foschini – del resto la maggior parte dei comuni della provincia di Foggia hanno tutti ricevuto un provvedimento per mafia.”
In foto: partendo da sinistra: Foschini, Laforgia, Bonini
Qualche informazione sui due autori:
Carlo Bonini è nato nel 1967 a Roma, ed è giornalista investigativo e inviato speciale del quotidiano “la Repubblica”, dove è arrivato dopo aver lavorato per “il manifesto” e il “Corriere della Sera”. Ha pubblicato le due biografie La toga rossa (1998), storia del giudice Francesco Misiani, e Il fiore del male (1999), sulla vita di Renato Vallanzasca, il reportage narrativo Guantanamo (2004), Il mercato della paura, scritto con Giuseppe D’Avanzo (2006), ACAB. All Cops Are Bastards (2009) e, con Giancarlo De Cataldo, Suburra (2013) e La notte di Roma (2015). Per Feltrinelli è uscito Il corpo del reato (2016), L’isola assassina. La sfida di Daphne al cuore corrotto dell’Europa (2018) e Ti mangio il cuore. La quarta mafia del Gargano (2019; con Giuliano Foschini).
Giuliano Foschini, 34 anni, è inviato di “la Repubblica”. Lavora dal 2006 nella redazione di Bari del quotidiano. Ha scritto Quindici passi (Fandango, 2009), Lo Zingaro e lo scarafaggio con Marco Mensurati (Mondadori, 2012) e ha curato Il contrario della paura del procuratore distrettuale antimafia Franco Roberti (Mondadori, 2016). Per Feltrinelli ha pubblicato Ti mangio il cuore. La quarta mafia del Gargano (2019; con Carlo Bonini).
Dora Dibenedetto
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