2 giugno 2019. Settantatreesimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana.
La ricorrenza più importante per la nostra tradizione, la nostra identità, la nostra storia.
73 anni fa nasceva il simbolo patrio italiano, ciò che identifica univocamente l’Italia e ne riflette la sua essenza.
73 anni fa nasceva la democrazia: dopo ottantacinque anni di monarchia (e fascismo), il popolo della penisola riceveva finalmente la potestà effettiva di governare.
Ma perché si festeggia il 2 giugno? In quel giorno del 1946 gli italiani, appena usciti dalla Seconda guerra mondiale e dal dominio fascista, furono chiamati a votare, attraverso un referendum, per scegliere la forma di governo dell’Italia. Repubblica o Monarchia?
Alla fine scelsero la Repubblica, con 12.718.641 voti contro i 10.718.502 della Monarchia.
Ma la votazione si svolse in maniera corretta? I risultati furono da subito chiari? Ci furono brogli?
La risposta a quest’ultima domanda è affermativa. Già nella prima votazione ufficiale della nostra Repubblica avvenne qualcosa di losco.
A darne notizia fu Tommaso Beltotto, giovane brigadiere e testimone oculare dei brogli.
Oggi, infatti, in un articolo su IlGiornale.it, si ricorda l’incredibile testimonianza di quell’uomo e del suo coraggio.
“Pacchi su pacchi di schede. Così grossi che ci si potevano infilare le braccia. Tutte schede già votate e tutte con la croce sullo stesso segno: a sinistra, sull’Italia turrita, che simboleggiava la Repubblica, contro la Monarchia rappresentata dallo scudo dei Savoia.
Il giovane Brigadiere Beltotto vide quelle schede, negli scantinati del Ministero degli Interni”.
Beltotto, nato nel 1918 a Trinitapoli, era venticinquenne, ma alle spalle aveva già una vita intensa.
La notte del 4 giugno del 1946 si trovava nelle cantine del Viminale: dopo l’agghiacciante scoperta “controfirmò la relazione del duca Giovanni Riario Sforza, comandante in capo dei corazzieri reali, con la descrizione minuziosa di quei sacchi e proseguì la sua vita da carabiniere”.
Sono passati oltre settant’anni da quel giorno. Beltotto è morto nel 2001. Di quei sacchi non ha più parlato, se non in famiglia. Oggi a ricordarci l’avvenimento è suo figlio Gianpiero, in un resoconto dettagliato di ciò che gli riferì suo padre.
A cosa servivano quelle cataste di schede già votate? Erano già state conteggiate come valide o sarebbero servite in caso i risultati del referendum avessero preso una brutta piega?
Ciò rimarrà uno degli enigmi irrisolti della nostra storia.
Anche la relazione controfirmata dai due uomini sparì nel nulla e non se ne ebbe più traccia.
Il primo referendum della Repubblica Italiana partì col piede sbagliato e con tutti i presupposti di una farsa ben architettata…e poi arriviamo ai giorni nostri.
Send this to a friend