Sen. Messina (PD): “Coinvolgere i giovani nella lotta al caporalato”
Attualità
“Quasi quattro anni fa, in un’estate torrida, moriva Paola Clemente, dopo ore e ore massacranti di lavoro nei campi dell’acinellatura dell’uva, ad Andria. Due euro all’ora, per più di 12 ore al giorno, ogni giorno. È quanto sostiene in una nota, la Senatrice pugliese del Pd Assuntela Messina, nel corso di un incontro con gli studenti del Liceo scientifico e dell’ Istituto Alberghiero “Aldo Moro” di Margherita di Savoia dal titolo “Lavoro e Legalità”.
Fino a quando, quel dannato 13 luglio 2015, la bracciante 49enne di San Giorgio Jonico non ce l’ha fatta più, morendo di fatica, stroncata da un infarto.
Spesso lo chiamiamo lavoro interinale, ma la dura verità è che si tratta di nuovo caporalato, vera e propria schiavitù, sotto i nostri occhi.
Paola, suo malgrado, oggi è diventata vittima eroina di questo spietato meccanismo.
Oggi siamo qui a ricordarla – prosegue Messina – grazie alla Flai Cgil con i suoi rappresentanti Gaetano Riglietti e Antonio Gagliardi, al Dirigente Scolastico Prof. Pasquale Sgaramella e al corpo docente, al Sindaco Avv. Bernardo Lodispoto, alla significativa presenza di Stefano Arcuri ( marito di Paola Clemente)e di Grazia Moschetti ( Referente Action Aid Italia per la Puglia ), con il contributo del suggestivo e toccante cortometraggio del regista Pippo Mezzapesa.
Della sua storia si occupò persino il New York Times.
Oggi, i suoi sfruttatori sono stati assicurati alla giustizia, ma non dobbiamo dimenticare che ancora oggi il duro lavoro dei campi è quello di migliaia di donne di questa regione, costrette a lunghi spostamenti e a ore di fatica per pochi euro.
Spesso sono donne poverissime con figli da sfamare e mariti senza lavoro
Non deve accadere mai più quello che è successo a Paola.
Un punto di svolta importante, nel lavoro agricolo, lo abbiamo avuto grazie alla legge 199 contro il caporalato voluta dall’allora Ministro Martina, ma ci sono ancora tante sacche di grigio e sottosalario, oltre a ritmi di lavoro che non sono quelli contrattuali.
Nonostante le norme repressive, continua a crescere il nesso tra criminalità, illegalità e settori economici. E questo fenomeno non riguarda solo Meridione o solo il caporalato.
Lo sfruttamento dei lavoratori è un affare che coinvolge un’economia sommersa da 208 miliardi, mentre il lavoro irregolare vale 77 miliardi di euro (Dati 2018 dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil nel suo quarto rapporto “Agromafie e caporalato”).
Abbiamo bisogno di affrontare il problema attivando, d’intesa con la società civile e gli operatori del settore privato, gli strumenti di tutela e monitoraggio continuo al fine di stroncare questa nuova forma di schiavitù contemporanea caratterizzata dall’assenza di tutele e forme di garanzia.
C’è bisogno di coinvolgere tutti – conclude la senatrice – in questa battaglia, per rafforzare la rete del lavoro agricolo di qualità.
Soprattutto voi giovani che, qui, in questo Istituto, state imparando un mestiere importante per la nostra terra e che, magari dando vita a nuove start up, potrebbe dare lavoro, legale e dignitoso, non solo a voi, ma anche ad altre persone”.