La politica si evolve. Sembrava ormai superato il modus operandi dei politici, o presunti tali, degli anni ’80 di “donare” buoni carburante o buoni pasto ai cittadini in cambio di voti durante la campagna elettorale.
Nonostante siano trascorse decine di anni da quel triste periodo della politica italiana, la situazione è rimasta pressoché invariata.
Dopo i 14 arresti a Torre del Greco, in provincia di Napoli, di qualche giorno fa di un gruppo criminale che, in occasione delle elezioni amministrative del 2018, acquistava voti in cambio di somme tra i 20 e i 35 euro, o di generi alimentari, o promettendo posti di lavoro previsti da un progetto regionale, ecco che il fenomeno più antidemocratico e ripugnante della politica giunge in Puglia. E più precisamente a Bari.
Non che prima non esistesse. Proprio con le imminenti elezioni amministrative nel capoluogo pugliese, si vota infatti il 26 maggio per eleggere sindaco e consiglieri, la cattiva politica e già ai nastri di partenza.
E’ già virale in rete la foto che ritrae un buono spesa da 15 euro, quasi come un assegno, che indica anche il supermercato (con tanto di timbro identificativo) in cui usufruire dell’omaggio. A dir poco sconcertante.
Un metodo illegale usato da alcuni candidati che, pur di racimolare qualche voto, sfruttano la situazione di degrado di alcuni quartieri, l’indigenza e la povertà di tanti elettori, o solo il loro basso livello culturale.
Certe situazioni andrebbero subito segnalate alla Digos e alla Prefettura, affinché i cittadini non vengano privati di un loro fondamentale ed inalienabile diritto: quello del VOTO.
In un periodo in cui gli elettori si stanno ravvedendo riguardo a certi atteggiamenti, si spera vivamente che questo sia solo un modo di fare sana beneficenza e che chi pratica ancora questi metodi obsoleti non venga eletto, ma venga ricordato solo come un “bravo cristiano” che dona al prossimo.
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