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Sen. Damiani (FI) ricorda Pietro Mennea in Senato

21 Marzo, 2019 | scritto da Redazione
Sen. Damiani (FI)  ricorda Pietro Mennea in Senato
Attualità
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In apertura della seduta odierna, la Presidente del Senato Casellati ha concesso la parola al senatore barlettano di Forza Italia Dario Damiani per ricordare la figura del campione olimpionico di atletica Pietro Mennea, illustre concittadino del senatore azzurro, nato anche lui a Barletta e venuto prematuramente a mancare esattamente 6 anni fa, il 21 marzo 2013.
Di seguito si riporta il testo del discorso con cui il sen. Damiani ha reso omaggio alla Freccia del Sud:
“Presidente, Colleghi Senatori
oggi ho l’onore e il privilegio di ricordare in questa Aula un uomo, un atleta italiano, un ragazzo del Sud nato in Puglia nella mia città, Barletta, conosciuto in tutto il mondo per le sue straordinarie imprese sportive. Sto parlando del compianto Pietro Mennea, scomparso prematuramente  a soli 60 anni proprio il 21 marzo di 6 anni fa, nel 2013.
Pietro Mennea è una leggenda dello sport mondiale, un uomo, prima che un atleta, per tutti simbolo di forza di volontà e tenacia oltre ogni limite: oltre la fatica, oltre i limiti fisici, oltre la sofferenza…Non a caso amava ripetere “Soffri, ma sogni” per esprimere la dimensione totalizzante del suo impegno, della sua determinazione a inseguire un obiettivo che per tutti poteva sembrare solo un sogno ma che lui ha saputo tramutare in straordinaria realtà di vita.
Pietro Mennea negli anni 70 e 80 è stato il simbolo dell’Italia e soprattutto del Sud che cerca e trova riscatto attraverso l’impegno e la volontà di affermarsi con le proprie forze: un ragazzo non particolarmente dotato fisicamente che sfida i muscoli delle potenze mondiali come Unione Sovietica e Stati Uniti e vince sospinto dal vento del suo inarrestabile sogno.
A soli 20 anni, nel 1972, partecipa già alle Olimpiadi di Monaco dove arriva terzo nei 200 metri dietro il sovietico Borzov e lo statunitense Larry Black, giganti che raggiunge sulle ali della sua forza di volontà.
Ma è il 1979 l’anno d’oro di Mennea, che studente universitario di Scienze politiche, alle Universiadi di Città del Messico il 12 settembre ottiene il record del mondo correndo i 200 metri nel mitico tempo di 19:72, che resterà imbattuto per 17 anni a livello mondiale e ancora oggi è record europeo: non c’è appassionato di sport che non conosca a memoria quelle quattro cifre, 19 e 72, una pietra miliare.
Mennea confermerà la propria supremazia anche a livello del mare, correndo con il tempo di 19 secondi e 96 a Barletta.
Nel 1980 alle Olimpiadi di Mosca vince l’oro e ormai per il mondo è la Freccia del Sud. Ma proprio all’apice del trionfo sportivo, Mennea ha sete di nuove sfide in altri campi e annuncia il ritiro per dedicarsi agli studi: conseguirà infatti ben 4 lauree e si dedicherà alla professione di commercialista e di avvocato, oltre che di docente universitario.
Sempre in prima linea nella lotta al doping nello sport, Mennea è stato anche deputato al Parlamento Europeo dal 1999 al 2004.
Di lui restano per tutti noi le eccezionali gesta sportive ma soprattutto la sua testimonianza umana di straordinaria volontà di migliorarsi sempre, nello sport, nello studio, nel lavoro, nell’impegno sociale.
Nella sua vita proprio come nelle sue gare, a una partenza in sordina seguiva sempre una strepitosa e imprevedibile accelerazione che lasciava attoniti gli avversari e il pubblico.
E’ questo l’insegnamento che ci ha lasciato e che vorremmo fosse ricordato anche dai più giovani, dalle nuove generazioni che non hanno avuto come noi la fortuna di seguire in diretta le sue imprese di quegli anni: non importa quali siano le condizioni di partenza, ciò che conta è la grinta che si è capaci di tirare fuori nel percorso, che sia su una pista di atletica o nella vita quotidiana.
Nel 2006, insieme alla moglie Manuela Olivieri,  aveva creato una Onlus, la “Fondazione Pietro Mennea”, con lo scopo di effettuare assistenza sociale e donazioni economiche a enti di ricerca, associazioni sportive e istituzioni culturali mediante progetti di carattere filantropico.
Un male incurabile lo ha portato via il 21 marzo 2013 a 60 anni, in fretta, troppo in fretta, di corsa, ma d’altronde come sempre nella sua vita”.

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