Che la montagna dovesse partorire il topolino era cosa già ben visibile fin dall’inizio.
Che la politica (parola grossa se associata alla città di Barletta) non avesse nessuna intenzione di prendere una decisione definitiva sul permesso di costruire sul terreno adiacente la Timac,era noto ormai da tempo.
Quello che non ci si aspettava di scoprire è che l’amministrazione comunale decidesse di prorogare la sospensione del permesso a costruire adducendo come motivazione proprio il posizionamento del piezometro per le attività di campionamento programmate dalla Timac nell’ambito del Piano di messa in sicurezza della falda. Si abbiamo capito bene.
Proprio quel fantomatico piezometro (vittima di una disputa tra Regione e Comune )di cui da tempo si erano perse le tracce e che oggi sembra ricomparire sulla cosiddetta “scena del delitto”, permettendo in buona sostanza all’amministrazione Cannito di decidere di non decidere.
Perché di questo si tratta, ossia della volontà da parte di questa amministrazione di prendere tempo su una vicenda che, inevitabilmente, intreccia due questioni spinose e con interessi economici e politici ben precisi.
Ci riferiamo alla grave crisi ambientale che da anni incombe sulla nostra città e al fenomeno ormai endemico di espoliazione di pezzi di territorio da parte del potere economico.
Proprio la zona industriale di via Trani è diventata l’epicentro di uno strano fenomeno in cui problemi atavici mai risolti si sovrappongono ad interessi di tipo speculativo.
In tutto questo è costretta a barcamenarsi la giunta guidata dal Sindaco Cannito che a meno di un anno dalla sua elezione sul fronte ambientale ha prodotto il nulla cosmico mentre, per quanto riguarda il rischio di una nuova cementificazione della città, deve tenere (ancora per un po’?) fede alla parola data in campagna elettorale.
Forse l’amministrazione spera che sia qualche tribunale amministrativo a risolvere questa delicata vicenda,visto chela sospensione è stata prorogata fino a maggio 2020.
Tutto questo tempo a disposizione, il Sindaco Cannito, lo potrebbe utilizzare per aprire finalmente un dibattito pubblico su quale idea di città si vuole realizzare nei prossimi anni.
In ballo non c’è solo la zona adiacente la Timac ma anche aree molto più estese e più appetibili come quella dell’ex cartiera.
Perché è chiaro ormai a tutti che da un lato ci sono i detentori del potere economico (e politico) che vorrebbero imporci un modello di sviluppo in cui la ricchezza sociale detenuta dai comuni,sotto forma di territorio e beni immobiliari,debba essere messa a profitto e sottratta alla collettività.
Un modello di sviluppo che abbiamo già sperimentato nella nostra città e che ha fallito producendo solo aumento delle disuguaglianze, peggioramento della qualità della vita e disastri ambientali.
Dall’altro lato ci sono coloro che non hanno nessun potere economico e nessun peso politico ma che hanno ben in mente che le nostre ricchezze,i nostri beni comuni devono soddisfare i bisogni e garantire il benessere della collettività.
Emma Cafiero_Collettivo EXIT
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