E’ stata l’agenda di Luigi Dagostino e la maniacale abitudine dell’imprenditore di annotare il pagamento di presunte tangenti e ogni appuntamento (anche con l’ex sottosegretario Luca Lotti, con l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e con Tiziano Renzi, papà dell’ex premier Matteo) a permettere ai magistrati di Lecce di chiudere il cerchio sulle indagini che ieri hanno portato all’arresto dei magistrati del Tribunale di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi, all’epoca dei fatti in servizio a Trani. I due sono accusati di aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata ad intascare tangenti per insabbiare indagini e pilotare sentenze giudiziarie e tributarie in favore di facoltosi imprenditori. Oltre ai due magistrati è finito in carcere l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, mentre sono stati interdetti dalla professione l’imprenditore Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi, e gli avvocati Simona Cuomo e Ruggiero Sfrecola. Importante ai fini dell’indagine è stata la collaborazione dell’imprenditore Flavio d’Introno. Nel 2018 ha deciso di collaborare con gli inquirenti in virtù di una condanna a 5 mesi per usura passata in giudicata.
“Ho consegnato circa 300mila euro in contanti a Savasta, circa un milione e mezzo di euro, comprensivo di regali materiali, a Nardi”, ha detto l’imprenditore ai magistrati.
Un ruolo importante avrebbe avuto l’ispettore di polizia che era al servizio dell’imprenditore coratino, secondo la magistratura leccese,”quale momento indispensabile di collegamento con il magistrato Savasta per il complessivo inquinamento dell’attività investigativa e processuale da quest’ultimo posta in essere”.
C’è anche un filone d’indagine da parte della Procura di Firenze per episodi di corruzione.
L’ex pm Savasta, titolare di un fascicolo su una serie di false fatturazioni,non avrebbe svolto i dovuti approfondimenti investigativi nei confronti di un imprenditore fiorentino, ottenendo in cambio denaro e altre utilità.
Il Gip di Lecce ha disposto il sequestro di immobili, conti correnti, oggetti preziosi per un valore di circa 2 milioni di euro: a Savasta sono stati sequestrati 489mila euro, a Nardi 672mila (tra i quali un orologio in oro Daytona Rolex e un quantitativo di diamanti), a Di Chiaro e Cuomo beni per 436mila euro, mentre per l’imprenditore fiorentino e Sfrecola 53mila euro.
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