Il consiglio comunale della città di Andria ha approvato il Regolamento che disciplina le occupazioni di suolo pubblico mediante manufatti cosiddetti Dehors.
Un percorso lunghissimo che ha visto il comune di Andria essere quello, in tutta Italia, che più ha manifestato difficoltà procedurali ma soprattutto è quello che più ha scaricato le responsabilità che sono proprie dell’Ente sugli esercenti, fino a giungere addirittura ad emettere atti di estrema gravità quali, ad esempio, diffide e intimazioni. Atti dirigenziali che hanno prodotto contenziosi, tuttora in corso, che coinvolgono proprio gli esercenti e lo stesso comune di Andria. In altri casi i danni economici, sempre causati agli esercenti, sono stati enormi e sono quelli degli investimenti vanificati ma effettuati in funzione di approvazioni e di rassicurazioni dell’Ente, che poi si sono rivelate inefficaci.
Altro che ringraziare coloro che hanno avviato e portato avanti questo percorso disastroso – dichiarano da Unibat. La verità è che mai avremmo pensato ad un processo così lungo che poi si è concluso comunque con una toppa che vorrebbe “sanare” alcune situazioni ma che, di fatto, non garantisce un bel nulla né tantomeno riesce a dare alla città federiciana quello strumento tanto atteso finalizzato al decoro della città ed alla sua organizzazione in termini di bellezza e di esaltazione delle sue straordinarie peculiarità mortificate da una progressiva trascuratezza e soprattutto devalorizzazione culturale e degrado sociale.
Il Presidente Savino Montaruli ha aggiunto: “ora che il consiglio comunale, con estremo ed ingiustificabile ritardo, ha approvato questo strumento operativo è necessario dare certezze agli esercenti quindi provvederemo a trasmettere gli atti che abbiamo rilevato sul sito web del comune di Andria e disponibili al momento in cui scriviamo, al Prefetto ed alla Soprintendenza che su questo argomento sono entrambi intervenuti e grazie ai quali interventi, unicamente dalla nostra Associazione richiesti, sollecitati e stimolati, il comune ha accelerato l’iter. Il ruolo della Soprintendenza, che non è di “spettatore passivo” ma di merito, è sempre stato al centro dei miei interventi durante la fase consultiva avviata solo recentemente dal comune di Andria.
Anche questa volta non ho avuto ascolto ma ora sarà la stessa Soprintendenza, cui la presente viene altresì trasmessa per conoscenza e per gli atti conseguenziali, ad esprimersi, come prevede la norma vigente. L’approvazione del regolamento comunale da parte della Soprintendenza è un atto fondamentale per dare certezze agli operatori, per evitare ulteriori danni soprattutto in funzione dell’immediata esecutività, quindi l’immediata entrata in vigore, che il consiglio comunale ha voluto votare senza attendere proprio quel parere obbligatorio. Capisco il desiderio di utilizzare un linguaggio di convenienza politica per giustificare provvedimenti del tutto “normali” che avrebbero dovuto già da anni disimpegnare il governo cittadino per consentirgli di concentrarsi su provvedimenti di programmazione che si attendono da decenni ma questo linguaggio fuorviante non può oscurare procedure che sono previste e che devono essere seguite.
l Regolamento Dehors, infatti, non deve essere inteso, come accaduto a Trani ed ora anche ad Andria, un semplice manuale di regole per l’occupazione di suolo pubblico bensì, proprio come prevedono le norme vigenti, uno strumento che guardi all’intera città ed al suo decoro e salvaguardia dei suoi beni più preziosi. Non so con quale competenza e con quale visione coloro che hanno trattato l’argomento si siano approcciati alla materia ma sta di fatto che ancora oggi noto una completa disattenzione verso un principio fondamentale che è scritto nell’art. 12 c.1, e art. 10 comma 4, lett.g del D.Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii. secondo cui “le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani, di interesse artistico o storico di proprietà del comune, costituiscono beni culturali oggetto di tutela”. La norma, e neppure la Soprintendenza, mai e poi mai parlano “solo” di “centro storico” e questo ha un senso proprio in funzione di quanto innanzi citato. Nel caso della città di Andria quell’elenco di strade, di piazze, di vie, di luoghi di interesse storico da tutelare è stato sufficientemente individuato e ben specificato? Noi non lo crediamo e il caso di Corso Cavour ma anche di altre vie storiche della città ne sono l’esempio più lampante e significativo. Sono certo, siamo certi che tutti i consiglieri comunali che si sono assunti la grandissima responsabilità di approvare quel regolamento senza la preventiva sottoscrizione di un Protocollo con la Soprintendenza, abbiano studiato a fondo la materia sulla quale si sono espressi, anche se dalla discussione in aula questo non emergerebbe con tale chiarezza ma sicuramente ciascuno ha operato in buona fede , come in tutti i casi precedenti, quindi per il bene della città e degli esercenti ma questo non basta perché ora la Soprintendenza deve esprimersi e deve fare le sue valutazioni. Nel frattempo? Il nostro auspicio è che ai danni del passato, anche recente, non se ne aggiungano altri” – ha concluso Montaruli.
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