Si indaga per caporalato: per capire se il terribile incidente stradale avvenuto sabato pomeriggio sulla strada provinciale 105, tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri nel quale sono morti quattro braccianti agricoli, tutti migranti, sia avvenuto in un contesto di degrado delle condizioni di lavoro. In un contesto di sfruttamento, di marginalità sociale, di un sistema di trasporto dei lavoratori consegnato forse nelle mani dei caporali. O di chi si arrangia con mezzi di fortuna, mettendo ogni giorno a repentaglio la vita e la sicurezza delle migliaia di lavoratori, per lo più stranieri, che in questo periodo arrivano nelle campagne del Foggiano per la raccolta dei pomodori. Persone spesso costrette alla sopravvivenza tra le baracche dei ghetti, di ragazzi soli, alla ricerca di una speranza di vita. La stessa speranza che certamente avevano Amadou Balde, di 23 anni, della Guinea; Ceeay Aladje, gambiano, di 20 anni, e Moussa Kande, di 27: sono tre delle quattro vittime. Un quarto migrante morto non è stato identificato.
Tutti e quattro viaggiavano, insieme con altri extracomunitari, nel furgone bianco chiuso che si è schiantato per cause in corso di accertamento, contro il tir carico di pomodori.
Tornavano da una giornata trascorsa nei campi. Non avevano documenti di riconoscimento nelle tasche. Ma avevano ancora in testa i cappellini che i sindacalisti di categoria avevano distribuito nelle campagne per farli riparare un po’ dal sole cocente. La Polizia sta cercando di stabilire in quale zona fossero andati a lavorare e dove fossero diretti. E, soprattutto, si sta cercando di accertare se avessero regolare contratto di lavoro. E chi fosse la persona alla guida del furgone. Informazioni che potranno fornire i quattro feriti: sono anche loro migranti e sono stati ricoverati in ospedale, a Foggia. Le loro condizioni sono gravi ma stabili e non corrono pericolo di vita. Oggi rappresentanti di diverse sigle sindacali sono andati a trovarli in ospedale e per dire ‘basta’ ad ogni forma di sfruttamento, è stata organizzata una manifestazione che si terrà mercoledì prossimo a Foggia. Promossa dalla Flai Cgil Puglia, insieme a Fai e Uila e ad Arci, Libera, Terra, Consulta sull’immigrazione di Foggia e Cerignola, e associazioni. “Non bisogna chiudere gli occhi di fronte allo strapotere dei caporali”, dicono il segretario generale Cgil Puglia e il segretario generale Flai Puglia, Pino Gesmundo e Antonio Gagliardi, che forniscono anche alcuni dati: l’orario medio di questi lavoratori va da 8 a 12 ore al giorno; nessuna tutela e nessun diritto garantito dai contratti e dalla legge; una paga media tra i 20 e i 30 euro al giorno; lavoro a cottimo per un compenso di 3/4 euro per un cassone da 375 kg; un salario inferiore di circa il 50% di quanto previsto dai contratti. “E i lavoratori sotto caporale – raccontano – devono pagare anche il trasporto, a secondo della distanza, mediamente 5 euro”. Daniele Iacovelli, segretario Flai-Cil di Foggia, segnala anche “l’abitudine di considerare quasi normale e inevitabile il fatto che ogni giorno le vie di Capitanata siano attraversate da camioncini come quello coinvolto nell’incidente che vanno verso le aziende agricole e al cui interno sono letteralmente ammassati i lavoratori, senza alcun presidio di sicurezza”. La Regione Puglia aveva anche trovato risorse per bandi pubblici necessari a organizzare servizi di trasporto dedicati alla stagione della raccolta dei pomodori ma per procedere sarebbe servita la piena collaborazione delle imprese per costruire i percorsi. Una collaborazione che – denunciano le organizzazioni sindacali – non c’è stata. E a pagarne le conseguenze sono sempre loro: “persone sole e deboli”, come ricorda l’arcivescovo di Foggia-Bovino, Vincenzo Pelvi, che chiede a tutti l’impegno “a superare l’indifferenza”. Domani, nella Cattedrale di Foggia, si terrà una messa per ricordare le vittime dell’incidente stradale. Ma ora si attende soprattutto che si faccia luce su una vicenda che denuncia una realtà sommersa e da tutti conosciuta: quella di diritti semplici negati a persone deboli.
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