Dopo un confronto durato 5 mesi di negoziato in cui Fai, Flai e Uila sono state costrette a prendere atto
dell’abbandono del tavolo per il rinnovo del CCNL degli Operai Agricoli e Florovivaisti da parte di Confagricoltura, Coldiretti e Cia, rifiutano di accogliere gran parte delle richieste contenute nella
piattaforma unitaria.
Queste le ragioni che hanno indotto le organizzazioni sindacali di categoria a indire un’intera giornata di sciopero per il 15 giugno prossimo. In Puglia, oltre all’astensione dal lavoro, i lavoratori con al loro fianco le sigle sindacali di Fai, Flai e Uila terranno presidi provinciali presso le Prefetture dove le delegazioni chiederanno di essere ricevute dai prefetti per meglio rappresentare le ragioni della protesta, resasi assolutamente indispensabile.
L’introduzione di un salario minimo nazionale a 850 euro mensili non può essere accettata; poco più di 5 euro per ora di lavoro determinerebbe riflessi e ricadute nefaste sui diritti salariali e previdenziali dei lavoratori che, purtroppo, continuano a fare i conti con un settore altamente precario. Come anche la richiesta di cancellare l’orario giornaliero di lavoro è per noi irricevibile.
Elementi, questi, che se introdotti vanificherebbero il ruolo e l’esistenza stessa della contrattazione collettiva di settore. Le controparti si sono mostrate insensibili riguardo i contenuti della Legge 199/2016 contro il caporalato e a riconoscere, contrattualmente, l’esistenza stessa di questa normativa. Una scelta preoccupante, assunta proprio all’inizio delle campagne di raccolta e mentre istituzioni e sindacato sono tutti protesi a cercare risposte che facciano emergere il lavoro nero e, sfruttamento lavorativo in generale. Stesso atteggiamento anche sul tema degli appalti, in particolare sul problema delle cosiddette “cooperative senza terra”: non si è riusciti a definire una normativa di tutela delle aziende ohe appliccano regolarmente i contratti, e le controparti non sono neppure disponibili ad affrontare questo tema con gli strumenti bilaterali esistenti sul territorio. Se da un lato il Made in Italy legato all’eno-gastronomia e all’agroalimentare in genere si dimostra elemento trainante dell’economia pugliese e del Paese, dall’altro si confermano in modo diffuso le pratiche di lavoro nero, grigio, di sotto-salario e di sfruttamento.
Ci rivolgiamo a chi rappresenta l’imprenditoria agricola sana del Paese, per fortuna ampia e solida, costituita da capitani d’impresa che ogni giorno combatte una guerra impari per contrastare la concorrenza sleale e garantire ridistribuzione del reddito ai propri dipendenti, di non operare azioni forzate per dare spalla a chi non rispetta le regole, i contratti e sfrutta impunemente le necessità di tante lavoratrici e lavoratori agricoli. Non rimane lo sciopero generale di settore.
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