Il prossimo 11 maggio 2018 alle ore 10,00, presso la sede dell’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia in via Firenze 11, Gravina di Puglia (BA), si incontrano i Parchi Nazionali del sud Italia e i rappresentanti di ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per un appuntamento di confronto e programmazione di una fitta agenda di lavoro sull’adattamento climatico e la capacità degli uomini di mettere in campo strumenti e competenze per garantire un corretta gestione del nostro Capitale Natura.
Gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità sono già visibili: la distribuzione delle specie, i periodi di fioritura e le migrazioni degli uccelli, stanno mutando. La biodiversità avrà una maggiore resilienza e si adatterà meglio al clima che cambia se sapremo garantire un corretto stato di salute dei nostri ecosistemi. Una necessità vitale anche per garantire l’adattamento dell’uomo, poiché la nostra prosperità e il nostro benessere dipendono dai servizi eco-sistemici che la natura ci offre.
L’influenza dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi ha avuto una brusca accelerata negli ultimi anni; anche nelle regioni temperate, analogamente a quelle estreme circumpolari dove il fenomeno è più evidente, vengono descritte sempre più significativi danni a livello locale ascrivibili a fenomeni climatici a larga scala.
La loro influenza si somma, in direzione uguale o opposta, alle modifiche degli usi antropici del suolo che, in particolare negli ultimi 50 anni, hanno interessato diverse aree del Paese, sia lungo le coste e in pianura (prevalentemente urbanizzazione e agricoltura intensiva), sia nelle aree interne (abbandono di coltivazioni svantaggiate e della zootecnia estensiva).
Sebbene cambiamenti climatici e di uso del suolo rispondano a politiche di governo del territorio a scala globale, interventi mirati a scala locale possono contribuire ad aumentare la resilienza degli ecosistemi e contribuire a mitigarne i danni, favorendo anche una migliore integrazione tra conservazione della biodiversità e attività antropiche sostenibili.
Interventi a scala locale utili a questo scopo, ad esempio, possono essere: le azioni che favoriscono la funzionalità della rete ecologica a scala di popolazione o di ecosistema, come gli interventi di ripristino e consolidamento di unità di habitat che, con funzioni di corridoi, possano diminuire la frammentazione del paesaggio; le azioni che prevedano l’utilizzo di particolari habitat che oltre a fornire specifici servizi ecosistemici, possano contribuire ad aumentare la resilienza del sistema ecologico (ad esempio zone umide come vasche di fitodepurazione, stagni di approvvigionamento idrico ad uso zootecnico, ecc.); interventi di rinaturalizzazione di habitat dominati da specie alloctone che prevedano la sostituzione con biocenosi autoctone a maggiore resilienza al clima in virtù di un maggiore contributo allo sviluppo di condizioni più mesofile nel microclima; azioni di conservazione, rafforzamento e valorizzazione di habitat relitti con funzioni importanti nel mantenimento della rete ecologica a scala di ecosistema (ad esempio formazioni boschive mesofile nelle linee di impluvio e nei valloni); azioni per la realizzazione di infrastrutture verdi nelle periferie dei centri urbani che permettano un migliore collegamento funzionale tra le aree urbanizzate e quelle agro-silvo-pastorali; azioni di sostegno di attività agro-silvo-pastorali a scarsa competitività economica, ma legate alla produzione di prodotti tipici ad alto valore di sostenibilità ambientale e di biodiversità, che abbiano un ruolo essenziale nel mantenimento degli habitat sostenuti dall’uomo e della resilienza degli ecosistemi che costituiscono; azioni innovative di gestione delle attività agro-silvo-pastorali, che ottimizzino l’uso delle risorse naturali, migliorando la qualità del sistema produttivo (ad esempio l’uso delle acque a fini zootecnici, il minor uso di sostanze chimiche in agricoltura, ecc.).
Il progetto prevede l’individuazione di progetti pilota in diversi parchi nazionali, ognuno caratterizzato da una peculiare biodiversità e dallo svolgimento di determinate attività antropiche che hanno un significativo impatto (positivo o negativo) su di essa. Dall’incontro emergeranno oltre che un calendario di appuntamenti, la individuazione di compiti e proposte operative per diversificare l’approccio e rendere più ampio lo spettro delle soluzioni da adottare nei più importati LABORATORI della natura d’Italia.
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