Il Gis, Gruppo di Intervento Speciale dei carabinieri, si è reso protagonista di molti interventi a contrasto della criminalità organizzata. Il battesimo operativo è avvenuto nel 1980 con l’intervento per sedare la rivolta nel supercarcere di Trani.
Lo ha ricordato il comandante Alfa, uno dei 5 soci fondatori del Gis, incontrando nei giorni scorsi gli studenti della Università Lum Jean Monnet, a Casamassima, dove ha presentato il suo ultimo libro dal titolo “Missioni segrete”.
“Il nostro più grande risultato, ha detto il comandante, è risolvere situazioni difficili senza dover sparare un colpo. Non sempre è possibile, come ad esempio in occasione della liberazione di Cesare Casella, tenuto in ostaggio dall’Anonima sequestri calabrese dall’1988 al 1990. Operazioni simili fanno capire come non sia facile vivere una vita come membro del GIS. Dai 20 ai 40 anni, per chi ce la fa, si tratta di rinunciare del tutto alla vita privata, alla prospettiva di costruirsi una famiglia o di veder crescere i propri figli”.
“E’ importante – ha affermato Emanuele Degennaro, rettore della Lum Jean Monnet – conoscere uomini che lavorano nell’ombra per difendere la nostra democrazia e la nostra libertà, a rischio della propria vita. Sono esempi positivi per i giovani”.
LA RIVOLTA NEL CARCERE DI TRANI
Domenica 28 dicembre 1980, alle ore 15,20, inizia la rivolta nel carcere speciale di Trani.
Dopo l’ora d’aria, il brigatista Seghetti afferra il capo delle guardie, dando il via alla rivolta nella sezione speciale del carcere di Trani. Una settantina di detenuti cattura le altre guardie e si asserraglia nella sezione. Inizia il braccio di ferro tra detenuti e autorità.
In un comunicato, ripreso dalla stampa, è scritto: “I proletari prigionieri di Trani organizzati nel comitato di lotta, hanno occupato militarmente una parte consistente di questo carcere speciale e catturato alcuni agenti di custodia. In questo modo i proletari prigionieri di Trani si dialettizzano con le Brigate Rosse trasformando l’aguzzino D’Urso in un loro prigioniero”.
La rivolta esplode a 15 giorni dal rapimento del giudice Giovanni D’Urso (addetto alla direzione generale degli affari penitenziari), effettuato dalle B.R. il 12 dicembre a Roma; e a tre giorni dalla proposta socialista di immediata chiusura della sezione speciale dell’Asinara e della conferma del ministro di grazia e giustizia che la sezione Fornelli è in via di smantellamento.
C’è, quindi, tra la rivolta di Trani e il sequestro del giudice D’Urso, un chiara legame, politico e pratico. Comunque, a prescindere da ogni intento strumentale di questa o di quella tendenza, le richieste formulate dai rivoltosi sono importanti ed, in parte, riguardano tutti i detenuti. Esse sono: la chiusura dell’Asinara; l’abolizione delle carceri speciali; l’abbreviazione della carcerazione preventiva; l’abolizione del fermo di polizia.
La rivolta mette in imbarazzo il governo. Ma, a toglierlo dall’imbarazzo, provvede l’arma dei carabinieri, che prepara e sferra il contrattacco. Nel pomeriggio del 29 il carcere viene preso d’assalto dai gruppi d’intervento speciale (GIS), coordinati dal generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, che, calandosi nel carcere dagli elicotteri ed impiegando bombe a magnesio e un notevole volume di fuoco, domano, in breve tempo, la rivolta. Il successo operativo dei GIS, solleva un’ondata di tipo patriottico a favore del corpo speciale dei carabinieri e della fermezza del governo. Le Br reagiscono con feroce rapidità: solo due giorni dopo, la sera di capodanno, Pietro Vanzi e Remo Pancelli uccidono il generale Enrico Galvaligi.
Riportiamo il messaggio indirizzato al Comandante Generale dell’Arma, Umberto Cappuzzo, dal Capo dello Stato che, riteniamo, interpreta e condensa in poche righe il sentimento di tutto il popolo italiano:
“Caro Generale, il mio plauso a Lei ed ai suoi Carabinieri che, senza scendere a patti con i terroristi di Trani, hanno saputo domare la rivolta con abilità, coraggio e saggezza”. Sandro Pertini
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In quella circostanza , il brigadiere degli agenti di custodia Vincenzo Napolitano in servizio e residente a Trani ,viene insignito di medaglia al valore militare per il coraggio e abnegazione al dovere nel essersi reso disponibile a partecipare col commando dei GIS all’incursione all’interno dell’istituto in quanto profondo conoscitore della struttura carceraria e degli agenti. I terroristi avevano denudato gli agenti sequestrati e indossato le divise per confondere i carabinieri. Fatta l’incursione capeggiata dal brigadiere Napolitano , un terrorista in divisa di agente ,confidando nel equivoco generato tra gli uomini del GIS ,attento’ con un grosso coltello da cucina sorprendendo un militare e mentre sferzava i fendenti potenzialmente mortali ,il brigadiere , non facendosi sopraffare dal momento concitato ,esplose diversi colpi con la sua pistola d’ordinanza all’indirizzo del terrorista facendo ben attenzione a non mirare in punti vitali ,ma ferendo e neutralizzando il nemico con una raffica di colpi bersagliando genitali e arti inferiori , preservando lo da morte certa. Quest’uomo, questo brigadiere era mio PADRE.
grande uomo