Agricoltore muore sotto un ponte della linea ferroviaria Barletta-Spinazzola a Canne della Battaglia. E’ la notizia del giorno. Nella stessa giornata celebrativa del paesaggio. Fatto accaduo nelle stesse precise ore della conferenza che si svolgeva all’Antiquarium proprio sul tema dell’agricoltura ri-connessa al paesaggio con tanto di buone prassi e tantissimi bla bla bla…
Fatalità? Strane coincidenze? Destino segnato? La tragedia chiama la necessità di approfondimenti.
Il primo tema è la sicurezza nelle nostre campagne. Dove ogni singolo contadino che, solitariamente, raggiunge ogni giorno prima dell’alba i propri terreni e vi rimane ore ed ore per lavorarci è potenziale bersaglio di tutto. Compreso, come accaduto, della solitudine di una morte consumatasi (come dovranno accertare le indagini) senza spettatori ma solo soccorritori a fatto compiuto.
Il secondo tema concerne lo stato dei luoghi. Il tratturo che parte da una strada provinciale, la “Salinelle” ex numero 3 della vecchia Provincia di Bari e rinumerata come 21 della Bat. Attenzione: solo rinumerata. Perché tantissimi annunci di migliorie stradali con tanto di strilli politico-elettoralistici a colpi di finanziamenti regionali finora, almeno finora, nulla hanno prodotto di tangibile nella viabilità di questa strada segnata da carreggiata stretta, curve pericolose, bitumazione carente, regimentazione idraulica scarsissima.
Viabilità stradale che s’intreccia dal 1894 con la viabilità ferroviaria della storica linea Barletta-Spinazzola, onore e vanto di quel pionierismo fine Ottocento che portava col binario (ricordate il film “C’era una volta il West” con Claudia Cardinale?) progresso, civiltà e vantaggi di economia reale ai territori attraversati, dalla costa adriatica alla Murgia.
Una ferrovia sono tante cose insieme: uno pensa subito al treno, alle romantiche locomotive a vapore di allora, alla mitica “littorina”. Ma il treno, le locomotive, le littorine come oggi le automotrici diesel vanno sui binari, ed i binari vanno sulla massicciata, e la massicciata deve poggiare saldamente su terrapieni, deve superare dislivelli altimetrici anche pesanti, come quando si va dal livello del mare alle colline murgiane. Bisognava costruire ponti, viadotti, gallerie. Fatto. Come pure pensare alle frequenti alluvioni che, scendendo da monte a valle, potevano invadere la sede ferroviaria bloccando il traffico e causando danni, incidenti, lavori straordinari.
I progettisti (come si rileva dalle carte planimetriche in possesso delle ferrovie e di qualche collezionista d’antiquariato storico…) pensarono anche a questo, realizzando infrastrutture di ingegneria concreta, come le aperture di varia luce e dimensioni ideate quale “sfogatoio” contro la discesa rovinosa di fango e detriti dall’alto verso il basso.
Una di queste aperture è costituita proprio da quel ponticello sotto il quale (e contro il quale) quell’agricoltore barlettano di 64 anni ha perso la vita. I rilievi dei tecnici in corso consentiranno di definire dinamiche, cause ed eventuali responsabilità oggettive.
Ma resta e resterà sempre in piedi il problema della mancata conoscenza (da parte di chiunque, dai politici che ne fanno solo propaganda alla gente comune che ne parla solo quando si accenna ai pendolari lavoratori e studenti) relativa allo stato di una ferrovia chiamata Barletta-Spinazzola inserita nel contesto territoriale. Ferrovia un tempo gloriosa ed amata. Ma oggi soltanto incompresa…
Nino Vinella,
Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia
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