Il mondo del carcere è un luogo a se stante. Il carcere è un luogo dove vengono reclusi individui resi privi di libertà personale in quanto riconosciuti colpevoli di reati per i quali sia prevista una pena detentiva. Il luogo è talvolta spazio di emarginazione e, alle volte, dell’isolamento. Chi perde la libertà perde anche un pò la sua dignità di persona. Stare vicino a chi ha ricevuto una condanna vuol dire accompagnare persone che attraversano periodi e situazioni difficili della loro vita.
L’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale si prefigge di contribuire a garantire, in conformità ai principi fondamentali della Costituzione e nell’ambito delle competenze regionali, i diritti delle persone presenti negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei centri di prima accoglienza e nei centri di assistenza temporanea per stranieri, nelle strutture sanitarie in quanto sottoposti al trattamento sanitario obbligatorio.
All’interno di un percorso articolato di aggiornamento per giornalisti con crediti formativi, aperto anche agli operatori sociali, l’ufficio cultura e comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha organizzato oggi, 6 febbraio, alle ore 17, presso la biblioteca dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trani, il seminario ”L’INFORMAZIONE, LA PAURA E IL PREGIUGIZIO. LA CARTA DI MILANO”. Interverranno: DON RAFFAELE SARNO, DIRETTORE CARITAS DIOCESANA E CAPPELLANO CARCERARIO, AVV. PIERO ROSSI, CRIMINOLOGO E GARANTE DEI DETENUTI REGIONE PUGLIA, Diac. RICCARDO LOSAPPIO, GIORNALISTA E DIRETTORE UFFICIO DIOCESANO CULTURA E COMUNICAZIONI SOCIALI.
La Carta di Milano è uno strumento di autoregolamentazione e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti fa propria la necessità di sostenere, anche con l’informazione, la lotta ai pregiudizi e all’esclusione sociale delle persone condannate a pene intra o extra murarie. E’ un codice etico/deontologico per giornalisti e operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini privati della libertà o ex‐detenuti tornati in libertà.
Il detenuto non si identifica con il suo reato. L’assenza di ascolto e di risposte può portare a gesti estremi. La depressione e la scelta di strumenti di lotta quali lo sciopero della fame, il rifiuto della terapia o i gesti di autolesionismo, sono frequenti. Essi sono il segno del profondo malessere provato fra le mura della prigione, rappresentano la richiesta di essere ascoltati e rispettati, dati dignità fornendo nuove opportunità di inserimento socio lavorativo. “In questo modo – ha dichiarato Riccardo Losappio – direttore dell’Ufficio diocesano cultura e comunicazioni sociali – si educa all’educazione alla pace, alla mondialità, al dialogo, alla legalità e alla corresponsabilità attraverso la valorizzazione del volontariato e della solidarietà sociale in cui il carcere può diventare una palestra sociale”. L’evento è stato accreditato dall’Ordine dei giornalisti come evento deontologico con cinque crediti. Il seminario è aperto a tutti gli operatori sociali. Con il patrocinio dell’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
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