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Contratto agricoltura, Flai e Cgil: “Un regalo alle imprese. Accordo al ribasso”

5 Febbraio, 2018 | scritto da Angela Ciciriello
Contratto agricoltura, Flai e Cgil: “Un regalo alle imprese. Accordo al ribasso”
Attualità
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Si è tenuta lo scorso venerdì 2 febbraio, presso la Camera del Lavoro di Andria, l’Assemblea dei braccianti finalizzata a fare chiarezza sulla vicenda del contratto in agricoltura.
Un contratto provinciale degli operai agricoli e florovivaisti rinnovato lo scorso mese di agosto (non firmato dalla Flai) peggiorativo rispetto a quello applicato in precedenza, un “regalo al mondo dell’impresa”, lo definiscono dal sindacato, un “accordo al ribasso per i braccianti”. Si tratta di un’idea che nasce dall’analisi e dalla comparazione dei due contratti, il vecchio ed il nuovo, e dai calcoli fatti con carte alla mano sulle buste paga, e non di una convinzione aprioristica di un sindacato arroccato sulle proprie posizioni, come qualcuno invece ha detto.
Nel dettaglio alcuni aspetti su cui si è incentrata l’assemblea partecipata dell’altra sera con i lavoratori del settore, aperta dal coordinatore della ClL, Antonio Di Bari, alla presenza del segretario generale della Flai Cgil Bat, Gaetano Riglietti, del segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, del segretario generale della Cgil Bat, Giuseppe De Leonardis, del segretario generale della Cgil Puglia, Giuseppe Gesmundo e del segretario della Flai Cgil nazionale, Giovanni Mininni:
– Orario di lavoro: il contratto nazionale prevede 39 ore articolate su 5 giorni, nel vecchio contratto si parlava di 6 ore e mezza su sei giorni lavorativi. Nel nuovo è saltato l’orario giornaliero, si è introdotta una “flessibilità pluriperiodale”, ovvero le ore sono distribuite nella settimana quindi il lavoratore un giorno può operare due ore e un altro paradossalmente nove. L’eccessiva flessibilità ha ricadute negative sul versante dei diritti, del calcolo di straordinari e di maggiorazioni.
– Classificazione: nel vecchio contratto c’erano diverse qualifiche (potatore, taglio-selezione ed incassettamento dell’uva da tavola ecc…), con il nuovo contratto si sono tolte quasi tutte le figure specializzate (circa il 70% della manodopera) e si è introdotto il solo responsabile. Dunque, in un gruppo di lavoratori prima c’erano, per esempio, 20 lavoratori specializzati oggi sono tutti operai comuni ed un solo responsabile che resta ”specializzato” con un danno importante sul salario e sulla previdenza.
– Previdenza e salario: le prestazioni (tipo la disoccupazione agricola) si calcolano sulla retribuzione lorda giornaliera, una cosa dunque è calcolare il 40% su 77,30 euro un’altra su 51,61 euro.
Trasporto ed indennità chilometrica. Superati i 100 minuti di percorrenza tra la propria abitazione ed il posto di lavoro con il vecchio contratto scattava già l’inizio dell’orario di lavoro; anche questo con il nuovo contratto è saltato.
“Per tutte queste ragioni resta l’agitazione, chiediamo una ripresa del tavolo di confronto provinciale del contratto di lavoro. Non è escluso che si arrivi anche ad una mobilitazione”, spiega Riglietti, segretario generale della Flai Cgil Bat.

“Continuiamo a denunciare un abbassamento dei diritti sulla base della modifica degli assetti contrattuali. Tanto per fare un esempio, con questo nuovo contratto si introduce la figura dell’aiutante lavori specializzati (ultimo esempio sono le assunzioni fatte come AIUTO POTATORE) inquadrati come operaio comune. Che significa? Che c’è qualcuno che regge la scala a chi sta potando?”, afferma Deleonardis, segretario generale Cgil Bat. “Siamo in presenza di un regalo alle imprese. Una cosa mai accaduta prima d’ora, condizioni per noi inammissibili”.
“Con il rinnovo del contratto degli operai agricoli della provincia di Bari e Bat è stata realizzata un’operazione che potremmo raccontare così: sono stati abbassati i salari dei lavoratori facendo scivolare verso il basso l’inquadramento professionale ed è stato dato un incremento della retribuzione pari al 2,8 percento. Un incremento salariale che non è, però, vero, perché quelle qualifiche hanno abbassato la paga di molto più del 2,8 percento. Cioè, se abbasso il salario del 4-5 percento e poi lo incremento del 2,8 percento è chiaro che ho fatto un’operazione finta. Tanto è vero è che i lavoratori, con le loro buste paga alla mano, stanno dimostrando che il loro salario è diminuito di 26 euro al giorno. Questa è la verità. I numeri parlano chiaro e descrivono un taglio delle domande di prestazioni agricole tra i 1500 e i 1800 euro all’anno”, conclude Giovanni Mininni, segretario Flai Cgil nazionale.

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