Lunedì 12 Febbraio 2018 alle ore 19:00, il Vescovo di Andria Mons. Luigi Mansi benedirà l’ambulatorio medico-infermieristico della Casa di Accoglienza “S Maria Goretti” della Diocesi di Andria, in via Quarti, 7 nel suo nuovo luogo e nella sua nuova veste.
L’intera opera-servizio è resa possibile grazie al prezioso contributo di medici e infermieri, volontari, che da anni curano gratuitamente poveri, emarginati, esclusi, disagiati di ogni nazione e paese. Nel corso degli anni, causa la crisi economica, si sono determinati “estesi fenomeni di rinuncia”, spesso anche di livello essenziale, come per esempio cure sanitarie, assistenza a minori, ad anziani e a persone non autosufficienti. Secondo i dati ISTAT, 2017, il 36,7% delle famiglie italiane risparmia sulla salute per motivi economici.
L’ambulatorio medico-infermieristico della Casa di Accoglienza “S Maria Goretti” della Diocesi di Andria opera dall’anno 2005, consolidandosi nel tempo con prestazioni sempre più mirate alle necessità di tanti bisognosi. È doveroso ricordare che oltre alla rete di medici e infermieri che presta quotidianamente la propria opera all’interno dell’ambulatorio medico della Casa di Accoglienza, molti medici e operatori sanitari mettono a disposizione le proprie competenze presso i loro studi e ambulatori medici.
“Da un’attenta analisi delle prestazioni mediche effettuate, negli ultimi anni, presso l’ambulatorio medico di Casa Accoglienza – spiega Don Geremia Acri – emergono dei dati incontrovertibili relativi a un duplice ordine di questioni: da un lato risultano essere fruitori del servizio non solo migrati, ma anche, e soprattutto, cittadini andriesi che sono quasi il 70% della domanda, che richiedono visite specialistiche, esami di laboratorio, farmaci non mutuali e orientamento ai servizi sanitari territoriali. Lo scorso anno 2017, ha dato assistenza medica-infermieristica e farmaceutica a circa 800 uomini e donne“.
“Questo servizio è una risposta concreta, della carità della Chiesa, alle tante e sempre nuove domande che salgono da una umanità piegata dalla sofferenza – ha continuato -. Dietro ogni servizio, numeri, progetti ci sono volti, storie e condizioni di vita che non possono vederci indifferenti. I molti volti delle persone e dei servizi di accoglienza chiedono oggi alle nostre comunità un’azione educativa verso: adulti, giovani e ragazzi intensa e puntuale, che riporti sempre al centro, prima di ogni altra cosa, la persona“.
“La risposta non può essere la via breve dell’indifferenza o peggio quella del rifiuto e dell’ostilità, bensì la strada dell’attenzione e della cura della persona, purtroppo oggi poco frequentate dalla cultura e dalla politica. È questa la strada che può condurci alla convivenza rispettosa e pacifica, per mettere in atto nella comunità uno stile di sobrietà che riguarda sia l’uso corretto dei beni che l’aspetto relazionale nella disponibilità a mettere in discussione se stessi, riconoscendo i doni dell’altro. È importante ri-partire e ri-costruire percorsi di autentica solidarietà e di umanità“, ha concluso Don Geremia Acri.
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