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Musica concentrazionaria e racconti del pianista ebreo Francesco Lotoro

29 Gennaio, 2018 | scritto da Angela Ciciriello

Benvenuti alla 1^ puntata della rubrica “COSA BOLLE IN…PIAZZA” di questo nuovo anno.
Cominciamo con un tema molto importante e delicato, legato al GIORNO DELLA MEMORIA che ricorda la fine dell’Olocausto e ne commemora le vittime.
La data del 27 gennaio, infatti, è collegata all’arrivo in questo giorno del 1945 delle truppe dell’Armata sovietica che liberarono i prigionieri del Campo di concentramento di Auschwitz.
Per questa occasione abbiamo invitato il pianista ebreo Prof. Francesco Lotoro, docente presso il Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, a suonare le musiche composte da alcuni prigionieri dei lager.
Il nostro incontro in realtà è cominciato lo scorso 16 gennaio presso l’ITIS “O. Jannuzzi” dove Lotoro ha presentato e raccontato ad alcune classi dell’istituto diverse storie di maestri d’orchestra, compositori e musicisti, e di come questi siano riusciti, nonostante la privazione di qualsiasi mezzo di scrittura, a trovare piccoli escamotage per mettere nero su bianco le loro composizioni musicali.
Il Liceo Classico “C. Troya” ci ha successivamente ospitato nel suo auditorium dandoci così la possibilità di ascoltare alcune di queste composizioni musicali dal professore eseguite.
Durante i due incontri, molte sono state le domande alle quali il Maestro ha risposto e diverse le storie da lui raccontate.
Il pianista e musicista Lotoro conduce queste ricerche da più di 30 anni, un percorso mosso dapprima da una passione personale fino a diventare – così come lui l’ha definita – “Una missione di vita, un dovere verso le future generazioni”.
Tra i racconti più toccanti, quello del compositore Dvorak Rudolf Karel, al quale, come accadeva per tutti i prigionieri politici, era vietato scrivere. Karel, approfittando delle soste in infermeria a lui consentite poiché dissenterico, scriveva le sue opere su carta igienica con il carbone vegetale di cui disponeva come cura alla dissenteria. Scrisse così un’opera di cinque atti salvata grazie alla complicità di un secondino, morì successivamente a Terezìn.
Un’altra storia è quella del musicista Hans Van Collem che nel lager olandese di Westerbork usava i campi di patate come un pentagramma, poi chiedeva ai compagni di memorizzare le note incise nella terra per trascriverle su carta igienica: così compose il Salmo 100 per coro maschile che venne cantato di nascosto nelle latrine; o ancora, quella del compositore e ufficiale italiano Berto Boccosi che scrisse l’opera in tre atti “La Lettera Scarlatta”.
Lotoro è riuscito a recuperare migliaia di spartiti, facendo risuonare tante melodie che tra il 1933 e il 1945 i prigionieri composero come un insopprimibile inno alla vita. Sulla base di queste ricerche è stato realizzato anche un film documentario visionabile a partire dal 23 gennaio dello scorso anno, prodotto da DocLab e INTERGEA e supportato da Last Musik, con Istituto Luce-Cinecittà. Nel documentario, intitolato “Maestro” di Alexander Valenti, il protagonista, che è il barlettano F. Lotoro, recita: “L’ingiustizia subita dal compositore non deve subirla la musica“.
Il Maestro, prima di salutarci, ci ricorda l’importanza della presenza, nella sede dell’ex Distilleria del Comune di Barletta, della “Cittadella della Musica Concentrazionaria“.

One Comment

  1. Agen Bola says:

    I couldn’t refrain from commenting. Exceptionally well written!

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