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Barletta – Lettera del gruppo consigliare PD alla consigliera Peschechera, in seguito alla sua fuoriuscita dal gruppo

24 Gennaio, 2018 | scritto da dora dibenedetto
Barletta – Lettera del gruppo consigliare PD alla consigliera Peschechera, in seguito alla sua fuoriuscita dal gruppo
Politica
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Pubblichiamo di seguito,  una dichiarazione letta durante il consiglio comunale di ieri, dalla consigliera PD, Giulana Damato a nome dell’intero gruppo consiliare del Partito Democratico di Barletta,  in merito alla  fuoriuscita dal gruppo medesimo,  della consigliera (nonché presidente dell’assise comunale) Carmela  Peschechera.

Gent.ma Presidente,

A proposito della sua recente comunicazione di non voler aderire più al gruppo del Partito Democratico, né al Partito stesso e delle ingenerose dichiarazioni relative al nostro Partito, pubblicate sulla stampa in un momento politico di grande delicatezza,

il gruppo consiliare del Partito Democratico, in accordo con la sua Segreteria politica e il suo Direttivo, ritiene di dover esprimere qualche considerazione, non già nel merito della Sua personale, legittima e libera scelta, quanto per l’attacco sferzato attraverso la carta stampata e senza un leale e diretto confronto, al partito che rappresentiamo.

Siamo 8 consiglieri comunali – anzi 9, contando il nostro Sindaco, nostro compagno di Partito – uomini e donne di età, professioni e impegni sociali differenti. Tutti quanti abbiamo aderito al Partito con la medesima spinta ideale che Lei richiama e con lo stesso impegno abbiamo chiesto ai cittadini, quasi cinque anni fa, di esprimere la loro fiducia e il loro voto per rappresentarli ponendo una croce su un simbolo che per noi ha ancora un grande valore.

E’ grazie a quel simbolo – e al fatto di essere in quella lista, a rappresentare quei valori – che noi tutti, 9, siamo riusciti ad essere eletti per amministrare la città e ad avere il privilegio di rappresentare i cittadini in questa assemblea elettiva, la più alta istituzione comunale.

Il privilegio, già. Un privilegio di cui siamo tutti grati al Partito Democratico. Tutti tranne Lei, a quanto pare. Lei che tra tutti ha avuto il privilegio più grande, Presidente. E per quanto il ruolo di Presidente si configuri come strettamente “istituzionale”,

non si può non riconoscere che averlo attribuito a Lei e non ad altri sia stata una scelta puramente politica: Lei non già in quanto Carmela Peschechera, persona degna quanto tutti coloro che qui siedono, ma Lei in rappresentanza di quel partito, il nostro partito, il primo della coalizione.

Lei, che siede sullo scranno più alto, dovrebbe riconoscere che il privilegio di esercitare questa funzione Le deriva dalla fiducia accordataLe in quanto componente del Partito Democratico.

E invece ingenerosamente e senza cercare un confronto leale e diretto all’interno della nostra casa – che peraltro da qualche mese ha rinnovato e riorganizzato i suoi organismi dirigenziali e che sta compiendo lo sforzo di lavorare e riunirsi quotidianamente per costruire una nuova visione collettiva – ha scelto di abbandonarla sbattendo la porta e lasciandoci “un bigliettino”.

È questa probabilmente la “lealtà, la correttezza, l’educazione” cui faceva riferimento nella Sua nota. Sono questi, evidentemente, i metodi politici nuovi, alternativi alle “vecchie logiche politiche” che Lei contesta.

Dev’essere questa la politica che dovrebbe operare per la “res publica e non per sé stessa”.  A noi questa sembra politica da fast food: si entra, si consuma e si esce. Ma ne prendiamo atto e andiamo avanti.

In che modo ciascuno di noi, Lei inclusa, ha contribuito alla vita e alla vitalità del Partito Democratico? Quali contributi di senso abbiamo fornito al Partito che ci ha eletti in questi cinque anni – al netto del nostro operato istituzionale? In che modo lo abbiamo sostenuto – in tutti i modi previsti dal nostro Statuto? Su questo sarebbe stato opportuno interrogarci a viso aperto e tutti assieme. Non lesinando una sana autocritica rispetto a tutto quanto tra noi non ha funzionato. Ma Lei ha preferito sottrarsi a questo confronto: al “metterci la faccia” – prerogativa essenziale per chi si impegna in politica – ha preferito la più comoda penna. Ha scelto una via più comoda, meno impegnativa: criticare il Partito e non mostrare la minima intenzione di voler compiere un’analisi del Suo personale operato.

Sarà pure abusata come citazione, ma in questo caso quel famoso pensiero di Kennedy, parafrasato, calza a pennello: “Non chiedetevi cosa il vostro Partito può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Partito!”

Non intendiamo noi, ora, in questa sede, compiere questa pure necessaria analisi.

Né intendiamo domandarLe ciò che il buon senso richiederebbe, ovvero di rimettere il ruolo di Presidente a cui l’abbiamo eletta. Il Partito Democratico intende preservare l’Istituzione sempre e comunque, saranno altre le sedi in cui articolare le riflessioni sull’accaduto.

Mutare opinione è legittimo e non stupisce né preoccupa. Viviamo d’altronde in un’epoca di grandi mutamenti e questo piccolo smottamento non ci distoglierà certo dal nostro ben più importante lavoro di questi mesi. Certo impressionano la gratuità, la pesantezza e il tempismo con cui si manifestano certi attacchi, ma andremo avanti, fiduciosi, nonostante tutto, augurando a i nostri detrattori di ieri e di oggi di trovare pace e serenità.

Il Partito Democratico continuerà ad esistere e a lavorare con il contributo di chi vorrà esserci

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