Piazza Porta la Barra, ore 20.34 di un mercoledì come tanti.
Tra le panchine poste attorno alla fontana centrale, uno dei simboli della città antica, si scorge qualcosa di strano: un uomo sdraiato su una di esse, avvolto in una coperta, con addosso due cappotti, il capo coperto da un cappuccio e poggiato su di un cuscino arrangiato.
Mentre il freddo penetra nelle ossa, tra l’indifferenza di alcuni passanti e la curiosità di altri, ci avviciniamo increduli all’uomo per chiedergli il motivo per cui fosse in quello stato barbaro e disumano. Con noi si rivela molto disponibile e malgrado sapesse solo alcune parole in italiano, riusciamo a capire che è di origine algerina e che è sprovvisto di documenti.
Poi ci racconta qualcosa della sua vita: si chiama Mohamed Nawar e da 8 anni vaga per l’Europa in cerca di un lavoro. Non possiede nulla, né una casa, né un cellulare; non ha parenti, anzi ci dice, quasi commosso, di aver perso sua madre e suo fratello qualche anno fa senza neppure averli visti per l’ultima volta.
Allora gli chiediamo il motivo per cui stesse lì su quella panchina: “Dormo qui, domani mattina cercare lavoro“- ci spiega. Intanto La farmacia del quartiere segna 5 gradi: “Non puoi stare qui, fa tanto freddo. Difficilmente riuscirai a superare la notte con questa temperatura!” Ma Mohamed è testardo, fermo sulle sue idee: cerchiamo a quel punto di contattare qualcuno, componiamo il 118 ma non risponde nessuno.
Assaliti da profondo dispiacere (lasciar perdere sarebbe stato da codardi) ci “rifugiamo” nella Parrocchia prospiciente, S.S.Annunziata, e incontriamo don Leonardo Lovaglio e don Leonardo Pinnelli che subito si dimostrano disponibili ed interessati a trovare una soluzione per il pover’uomo.
Si mettono subito in contatto con il 118, ma gli operatori affermano che la situazione non è di loro competenza “perchè l’uomo non rischia la vita”.
Ma se rimanesse tutta la notte al freddo la rischierebbe, eccome! Ci dicono di rivolgerci alla Polizia locale.
Chiamiamo, ma anche quest’ultimi dicono la stessa cosa: “Rivolgetevi al 118”.
Intanto giungono le 21.20 e tra i vari palleggiarsi di responsabilità tra operatori e polizia, in piazza arriva una pattuglia di polizia municipale. In una piazza che, se poco prima era quasi deserta ed indifferente alle sorti di un essere umano, ora cominciava a gremirsi di curiosi ed affini.
Per Mohamed, scopriamo poi in queste ultime ore, che quel letto improvvisato non è casuale.
Mohamed è noto da tempo agli operatori della Casa di Accoglienza di Andria e ogni richiesta di intervento si ferma contro la volontà dell’algerino di rimanere fuori dalla struttura, quasi sempre per motivi di lavoro.
Decide di sua spontanea volontà di rimanere lì a dormire in attesa che arrivino le 3 e quindi iniziare una giornata di raccolta delle olive.
Quindi per Mohamed una scelta volontaria che, dopo la prima ricostruzione, ci conforta: per lui, dopo il nostro cappuccino ed un’altra coperta per affrontare la notte, la Casa di Accoglienza c’è sempre. Anche se Mohamed vuole restare in piazza e considerare la città la sua casa.
Non sarà giusto, viste le basse temperature notturne, ma – ci assicurano alla Casa di Accoglienza “Santa Maria Goretti” – è esattamente la sua scelta… ” e se cambierà idea ve ne daremo conto”.
Insieme in un viaggio nel disagio e nella povertà di questa città.
di Alessandro Liso
Send this to a friend
Scusate ma avete scambiato il 118 per un centro accoglienza?
eh si da tempo e stato notato dalla casa di accoglienza … ma il povero ragazzo non puo essere accettato perche non percependo i 30 euro non puo essere accolto…. questa e l italia….