Il ricordo di Padre Salvatore Sinisgallo, barnabita, deceduto a Trani il 30 settembre, redatto da Giovanni Ronco e pubblicato su ‘TraniViva’ in data 1 ottobre 2017
Avrei voluto dedicargli qualche parola all’indomani del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio, avvenuta un paio di anni fa, ma lui non me lo consentì, nella sua umiltà e mi chiese di lasciar perdere. Padre Salvatore Sinisgallo, barnabita da diversi anni qui a Trani, se n’è andato nel giro di pochi giorni, stroncato da un ictus celebrale. Mi ricordo una delle sue prime omelie, nella quale mi restò impresso un pensiero emblematico: “Sono da poco qui a Trani. Mi hanno detto che i tranesi sono molto esigenti. Spero di preparami sempre bene e di essere all’altezza”.
In verità è andata che molti tranesi hanno poi fatto di padre Salvatore un punto di riferimento per una parola di conforto, un consiglio, un sorriso ed in fin dei conti quella dolcezza e disposizione all’ascolto che ormai sono sempre più merce rara. Padre Salvatore ha esercitato queste sue virtù soprattutto nell’esplicazione del ruolo di confessore, che ha svolto negli ultimi anni in modo instancabile, presso il Santuario della Madonna del Carmine, di cui è stato anche rettore. Era un mio affezionato lettore e spesso mi rimproverava benevolmente per i voti troppo bassi nella rubrica delle “Pagelle”, che seguiva sempre con attenzione e divertimento. Ma cercava sempre di rimanere informato e di capire come evolvesse, nel bene e nel male, la nostra comunità. Un’altra sua caratteristica è stata quella di fidarsi sempre del prossimo, altro aspetto oggi molto raro, specie nella nostra città. Non si tirava mai indietro nel dare un aiuto ai poveri, quelli senza mezzi materiali; ma anche ai poveri, quelli senza mezzi spirituali, bisognosi d’un conforto morale. Conforto che arrivava puntualmente col racconto d’una esperienza personale, d’una storiella in cui era sempre protagonista qualcuno che impartiva una “lezione” di vita, anche se fosse un bambino con una frase spiazzante. E alla fine padre Salvatore ammetteva: “Ma pure io ho imparato da questa storia, ho riflettuto, perché anche i preti sono i primi a sbagliare ed hanno sempre da imparare e da correggersi”.
Ci lascia un uomo umile e buono, ricco di quella semplicità richiesta da Gesù esplicitamente: “Se non sarete come questi bambini …”. Ieri, nel giorno dei suoi funerali ha compiuto 80 anni. Ora andrà in pace, come soleva dire in modo atipico alla fine delle sue celebrazioni: “La messa è finita. Andiamo in pace” Invece di “andate in pace”. Sarebbe bello che si chiudesse con questa frase a lui cara oggi, la celebrazione per il suo ultimo saluto. Ciao padre Salvatore. Ora per i miei prossimi articoli mi darai qualche “dritta” nelle vesti di “fonte” privilegiata.
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