I buchi di bilancio che l’amministrazione Giorgino lascerà in eredità dopo sette anni di governo non sono solo una notizia nota a tutti gli andriesi. Anche la Corte dei Conti si è nuovamente interessata al nostro bilancio. I giudici contabili avevano già punito l’esecutivo Giorgino nel 2012 con la riduzione del 30% delle indennità, a causa dello sforamento del patto di stabilità. Ora i magistrati hanno chiesto chiarimenti per la gestione economica dal 2013 ad oggi.
Questo “libro nero” è lungo 22 pagine. La Corte dei Conti ha formulato decine di osservazioni, anche su temi già oggetto di esposti depositati dal gruppo M5S, come ad esempio sulle questioni Italgas e Daneco. Cifre messe a bilancio solo sulla carta e mai realmente disponibili. Il bilancio non è semplice da comprendere o da raccontare. Ci sono molti numeri e molte questioni tecniche. Però possiamo fare qualche esempio utile a capire: la Corte dei Conti ha rilevato che nel 2015 il Comune non ha pagato la quota annuale di un debito che si era impegnata ad onorare in trent’anni e in più ha creato altro debito. Il nostro Comune è come una famiglia che invece di racimolare le risorse per mangiare decide di spendere altri soldi per andare in discoteca.
La finanza creativa del Comune di Andria si vede anche sugli incassi delle sanzioni per violazioni del codice della strada. Nel 2014 il recupero di queste entrate è stato solo del 58% rispetto alle stime previste. Nel 2015 la percentuale è scesa al 53%. Mistero sulle somme sfuggite. Ma se questo è l’andazzo, il nostro Comune come ha retto la “giostra comunale” sul piano contabile? Semplice: grazie alle anticipazioni di tesoreria, veri e propri prestiti annuali che il Comune ha chiesto alla banca di riferimento. A prescindere dai cospicui interessi passivi che il Comune paga per questi prestiti, questi non sono stati restituiti per circa 14 milioni al termine del 2014 e sempre per circa 14 milioni al termine del 2015.
Che dire dei ritardi dei pagamenti? La Corte dei Conti scrive di “violazione della normativa relativa alla tempestività dei pagamenti”, una disciplina in cui il Comune di Andria è sul podio a livello nazionale. I giudici contabili evidenziano anche un restringimento del bilancio sui residui attivi e passivi, come quando si lava erroneamente un indumento. Ma cosa sono questi residui? Quelli attivi sono l’espressione di entrate accertate ma non ancora riscosse e di entrate riscosse ma non ancora versate, quindi crediti. I residui passivi sono invece spese già impegnate e non ancora ordinate o spese ordinate ma non ancora pagate. Pertanto, sono debiti. La Corte dei Conti rileva che nel 2015 il Comune di Andria ha cancellato 65,5 milioni di euro di residui passivi (debiti) e, nel bilancio 2016, 50,5 milioni di euro di residui attivi (crediti). Si è ristretta la città o tutta questa confusione è anche dovuta al fatto che c’è stata una misteriosa fuga dei dirigenti del settore finanze al Comune di Andria?
Viviamo in un Comune indebitato fino al collo, con amministratori che hanno continuato a spendere dissennatamente anche per cose futili. Con buona pace di quei cittadini che pagano regolarmente le tasse, ecco come la Corte dei Conti ricostruisce la capacità del Comune di Andria nel recuperare l’evasione in tema di IMU.
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