Poi parliamo di “tragedie annunciate”. Ma con che coraggio?
E’ emblematica la vicenda del tizio “sotto stretta sorveglianza sia della magistratura, sia del servizio sanitario” (come scrivono sulla stampa) per la storia delle molotov in via Bebio.
Scrivono anche che è la stessa persona che ha incendiato il portone di San Giacomo, che ha incendiato cassonetti, che ha maltrattato animali e che, pare, mesi fa ha sferrato un pugno contro una donna che neanche conosceva nella zona di Colonna. Tutto questo si sapeva prima delle molotov. E cosa si è fatto per evitare che facesse altri danni? La risposta, fino alla vicenda delle molotov, è questa: niente!
Non solo: pare che a questo soggetto sia stato permesso irresponsabilmente di continuare a lavorare in un “servizio pubblico” (sempre come scrivono sulla stampa), dove pure erano a conoscenza di questa storia. Quale sia questo “servizio pubblico” non è dato a saperlo ufficialmente (ma lo sanno tutti), anche perché come al solito certi soggetti in questa città godono di un’inspiegabile protezione (e non certo da parte della stampa). Ma a me questa storia non va giù: perché si dice che stiamo parlando di una scuola ed io non posso accettare che qualcuno abbia messo a rischio i nostri bambini. E allora oggi stesso scriverò al dirigente scolastico della scuola in cui si dice che questo soggetto abbia lavorato fino a qualche giorno fa e scriverò anche al direttore dell’ufficio scolastico regionale, chiedendo se quello che si dice è vero o non è vero. Perché io credo che i genitori della scuola in questione abbiano il diritto di sapere la verità e che se qualcuno ha sbagliato, non prendendo tempestivi provvedimenti pur essendo a conoscenza di questi fatti, se ne assuma la responsabilità, chiedendo quantomeno scusa, altro che querele! Naturalmente al dirigente scolastico e all’ufficio scolastico regionale chiederò anche rassicurazioni sul fatto che questo soggetto non entri mai più a contatto con i bambini.
Antonio Procacci
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