Incontro sentito e partecipato, quello dello scorso 15 Luglio, all’interno degli Ipogei Lagrasta, in occasione della conferenza organizzata dal Rotary Club di Canosa di Puglia, in sinergia con la Fondazione Archeologica Canosina e la Società Cooperativa Dròmos.it.
Dopo l’ascolto degli inni, è seguito il suono della campana che ha scandito l’apertura della serata, ricca di confronti e considerazioni.
L’happening culturale, intitolato “Canosa, capitale della Daunia, nel IV-III sec. a.C.”, ha avuto inizio con l’intervento del neo Presidente eletto del Rotary Club di Canosa, Giuseppe Palumbieri, il quale ha evidenziato come “dalla crisi della società contemporanea possa emergere un mondo nuovo, nel quale i diritti dell’uomo e la sua libera attività creatrice siano al centro della convivenza umana e promotori dello sviluppo sociale ed economico.” Ed ha, di conseguenza, dichiarato: ” In tal senso il Rotary Club di Canosa s’impegna ad attuare un importante progetto di riqualificazione e sviluppo del territorio con l’apporto di professionisti, in particolare del centro storico canosino e del Lapidarium, sito all’interno della Villa Comunale Aldo Moro, al fine di renderlo fruibile anche nelle ore notturne”.
Di seguito, il Presidente della F.A.C., Sabino Silvestri, ha ringraziato il Rotary Club, per l’impegno profuso, al fine della buona riuscita del convegno, e per la sua presenza, la dott.ssa Marisa Corrente, Ispettrice di zona della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, sempre attenta alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio archeologico canosino.
Durante la relazione, la dott.ssa Corrente ha analizzato un ampio arco temporale: dalla tarda età del ferro (VII sec. a.C.) fino all’età ellenica (III sec. a.C.). Tra il VII- VI sec. a.C., la società daunia attua lenti processi di differenziazione sociale con la nascita di gruppi familiari aristocratici(“nascita dei principes”). Gli insediamenti di tipo sparso tendono ad accrescersi a scapito di quelli a struttura compatta e raggiungono forme preurbane e protourbane con aree fortificate, al cui interno coesistono la necropoli, aree abitate e spazi liberi. Appaiono più isolate rispetto alla necropoli esclusivamente le tombe cosiddette principesche, ovvero appartenenti alle aristocrazie emergenti. Soprattutto nell’area di Toppicelli compaiono tombe monumentali a fossa di grandi dimensioni dette anche “principesche”. Canosa, tra il IV-III sec. a.C., ha il controllo del bacino ofantino meridionale, crescendo sistematicamente, grazie ai collegamenti marittimi con le colonie greche di Metaponto e Taranto, che permisero uno sviluppo, non solo commerciale ed economico, ma anche culturale. La sua potenza non era data dalla forza militare, ma dalla produzione agricola, in particolar modo dei cereali, e dall’allevamento equino.
La ricchezza del territorio è testimoniata dai corredi delle tombe scoperte, composti da ceramiche di importazione, bronzi lavorati, monili realizzati in ambra baltica e lavorati in fimo. Tende a sparire, la coesistenza di spazi abitativi e di sepolture. Quest’ultime saranno, difatti, collocate al di fuori della cinta muraria. La tipologia funeraria delle tombe è a camera, scavate nel banco tufaceo, visibile ad esempio negli ipogei Lagrasta, nell’ipogeo Scocchera B e nell’ipogeo del Cerbero. Infine, la dott.ssa Corrente ha descritto l’Ipogeo dei Serpenti Piumati(II sec. a.C.), il quale aiuta a comprendere quali fossero, prima della completa romanizzazione politica, la pluralità e la complessità dei modelli sociali della comunità canosina, nonché le aspirazioni di un ceto urbano medioalto, colto nell’atto del suo omologarsi allo stile di vita della nuova organizzazione sociale. I serpenti, araldicamente contrapposti sul collo dell’askòs ritrovato, riportano a pratiche cultuali antiche ed a quella contrapposizione tra sfera ctonia e sfera urania che contraddistingue la religiosità daunia, nella caratterizzazione propria della sua ultima veste tardoellenistica. I serpenti svolgono la funzione di guardiani al pari del cerbero dell’omonimo ipogeo. Come esseri infernali, con lo stesso inequivoco messaggio proprio delle tante immagini di Gorgone che ornano i vasi policromi e le più tardi manifestazioni della ceramica listata, costituiscono metafora del passaggio all’Ade e manifestazione esplicita della complessità delle credenze nella vita ultraterrena. Innegabile il valore evocativo di queste presenze infernali, che richiamano le ombre dei morti. Esse costituiscono forse la più felice rappresentazione dell’immaginario funerario, nelle ultime manifestazioni della produzione della ceramica policroma.
Al termine del meeting calorosi applausi, assieme a buoni propositi per la valorizzazione dei nostri siti, da parte del pubblico animatamente partecipe. Infine, la Prof.ssa Angela Valentino, Prefetto del Rotary Club, ha ringraziato la dott.ssa Corrente con un omaggio floreale.
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