Ventisette anni fa, il 19 maggio 1990, un male crudele e inesorabile sottrasse alla sua famiglia e al mondo della cultura tranese il Dott. Benedetto Ronchi, Direttore della Biblioteca “G. Bovio” prima e del Museo Diocesano, poi.
A ventisette anni di distanza il suo ricordo è ancora vivo in me che ho avuto il privilegio non solo di condividere con lui quattordici anni di lavoro, prima di succedergli alla guida della “Bovio”, ma di acquisire, grazie ai suoi insegnamenti, la passione per gli studi trasmessami attraverso il suo sapere sul patrimonio artistico-storico-culturale della sua Trani, frutto di anni di studio condotti con scrupolosa meticolosità.
Benedetto Ronchi è stato un un Maestro ed anche un Amico. Da lui ho imparato anche e soprattutto a nutrire il massimo rispetto verso gli studiosi, verso coloro che, come lui, non si sono mai fermati alla prima citazione.
L’esperienza per me più gratificante, a parte quella di lavorare a fianco del Dott. Ronchi (per me è stato e sarà sempre il “dottor Ronchi”, per quel senso di deferente rispetto che gli ho sempre portato in vita, affascinato dalla sua cultura e grandezza d’animo, e che conservo integri nel suo ricordo, nonostante più volte mi abbia invitato ad abbattere la barriera del titolo in virtù della reciproca, sincera amicizia che mi legava a lui e alla sua adorata famiglia) e di aver condiviso con lui la gioia per le sue pubblicazioni, è stata quella di poter redigere con lui il volume “Ottant’anni di storia dell’Amet”. Oltre al grande privilegio di poter apporre la mia firma accanto alla sua, ho potuto dimostrargli, con non celato orgoglio, ricevendo in cambio il suo plauso, di aver saputo fare tesoro dei suoi preziosi insegnamenti.
Qualche mese prima di essere strappato all’affetto dei suoi cari e al mondo della cultura tranese, del quale ancora oggi costituisce un preciso punto di riferimento, Benedetto Ronchi aveva maturato il proposito di compendiare tutti il suo sapere sul patrimonio artistico-storico-culturale in una “Guida di Trani”.
I suoi appunti, una decina di cartelle in tutto, scritte a mano di getto, così come era sua abitudine, ma con consolidata precisione, senza mai una cancellatura, mi furono affidati, dopo la sua scomparsa, da suo figlio Franco, amico fraterno, affinché completassi il lavoro di suo padre.
Feci tesoro di quelle carte che trascrissi integralmente nelle pagine iniziali di una mia pubblicazione, insieme a due brevi suoi contributi sull’Accademia dei Pellegrini e sulle tradizioni giudiziarie di Trani.
Trani ricorda il suo none nella toponomastica cittadina ed avendogli intitolato una sala della biblioteca.
Non mi stancherò mai di ringraziare Franco e sua sorella Annamaria per la loro attestazione di stima nei miei confronti anche perché il lavoro portato a termine da me ha inteso rendere omaggio a Benedetto Ronchi, l’illustre studioso e Maestro, che da par suo, ha saputo restituire a Trani quella dignità conferitale dalla storia e dall’arte, meritandosi a pieno tutolo un posto tra i Grandi di sempre di questa città.
Mario Schiralli
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