Tralignare è un vocabolo conosciuto nel dizionario della lingua italiana e significa: “allontanarsi dalla linea, deviare, degenerare, perdere le qualità fisiche e morali dei propri ascendenti …”.
“Tale metodo è usato propriamente da chi esercita un potere. Così, ancora una volta, mi sono sentito trattato durante l’assise dell’ultimo consiglio comunale. La mia presenza era motivata dal semplice motivo che in tale assise si discuteva un ordine del giorno riguardante lo spostamento degli uffici della Asl in una zona molto periferica della città (ci sono anche ben altri uffici che vanno trasferiti nelle zone dove non esistono i servizi come le Poste nella zona Monticelli) e nel contempo ringraziare pubblicamente la presidente del consiglio comunale, avv. Laura Di Pilato, con un volantino scritto per lei. Tutto ciò mi è stato negato; ad esporre il volantino che allego in quanto non previsto dal regolamento comunale, mi è stato detto. Ciò è avvenuto con tutto il dovuto rispetto da parte dei vigili e del sindaco nei miei confronti.” queste le parole di Vincenzo Santovito Osservatore Civico.
“Recarsi in un tempio e pregare, ascoltando la Parola del Vangelo, è segno di fede dove le parole enunciate dal predicatore possono addolcire il cuore e placare lo stato d’animo e trasmettere ad altri buoni esempi. Altrettanto non si può dire quando ci si reca ad assistere ad un consiglio comunale dove in quel “tempio” si decidono le sorti ed il futuro di una comunità grande come quella di Andria, la nostra. La vanità di poche persone fa vergognare, a vista d’occhio, la decadenza della nostra città tanto è vero che nella fattispecie della seduta consiliare di cittadini interessati ai problemi dibattimentali si potevano contare sulle dita di una mano. Sino a qualche anno orsono l’atrio della sala consiliare si gremiva di gente che voleva assistere ed ascoltare i dibattimenti. Chi assisteva poteva discutere, applaudire e manifestare civilmente anche con cartelli esposti con le relative rimostranze.
Oggi tutto ciò viene vietato e tralignato nell’assise comunale della nostra città.
Quella città che è Andria e che è la mia città, è come una bellissima donna. Tant’è bella che al mio primo amore io cedetti infiammandomi. Non ti ho mai deprecata. Qualche volta, di notte, in così bei sogni accettando sempre e soltanto quell’amore che tu mi offri, sempre giorno dopo giorno.
La mia città non vive solo di gente ricca e benestante e taluni di costoro, vivendo in un altro mondo, trascurano i più poveri, umili e sperduti. L’orgoglio non li fa accostare dove loro camminando non indossano le vesti dei più poveri, umili e sperduti.
I loro cuori non riescono a trovare la strada dove possono scendere laggiù; dove possono dialogare e ascoltare per risolvere le problematiche dei poveri, umili e sperduti dal tempo e dalla realtà.
Non siamo tutti laici o atei. Da buoni credenti seguiamo la strada del nostro buon Dio. Non siamo negatori della sua esistenza né tantomeno ci appartiamo dal clero e non ci estraniamo dalle questioni religiose e soprattutto da quelle politiche e amministrative.
Non voglio esistere e vivere in un mondo decrepito. Vogliamo vivere sempre in deliziose, dolcissime e prelibate buone nuove.
Non bisogna spegnere le voci della speranza, della pazienza. Non si possono e non si devono stracciarle attraverso il tempo.
Non bisogna restare inermi e rimanere sopraffatti da qualche squallida volontà di chi ci vuote mal governare. Noi siamo animali pennuti sen’ali, non possiamo volare considerato che siamo esseri umani. Abbiamo a disposizione la buona volontà di esprimerci secondo madre natura. Non potete sopraffarci con regole interne a noi del tutto quasi sconosciute altrimenti vivremmo in un mondo inglorioso. Non si può per mirati obiettivi beceri distruggere tutto ciò che è stato tramandato dai nostri saggi avi.
No, miei cari e adorati. Io sono arrivato, sono vicino al traguardo. Gli animi invecchiati dal tempo e dalle fatiche si sono indeboliti e stanchi. – conclude l’osservatore – Ciò che vedete è la mia ombra. Andate dunque e salvate la nostra città ed i suoi cari figli perché forse il fato ha in riserbo per loro grandi cose. “
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