Non c’è stata campagna elettorale degli ultimi 30 anni in cui l’unica litania non sia stata la necessità di ampliare l’offerta storica e culturale per far sì che i visitatori della nostra città potessero sostare più di qualche giorno e non fermarsi alla visita della sola cattedrale.
Non c’è stata campagna elettorale senza vigorosi appelli alle nostre radici e alla tranesità.
E sono sistematicamente trenta anni che le nostre istituzioni si giocano un pezzo pregiato della nostra storia.
Solo pochi giorni fa infatti si è dato l’avvio all’inizio dei lavori di demolizione di una parte della villa ottocentesca ubicata in via Di Vittorio.
Un altro tassello di storia che la nostra città perde sull’altare della speculazione edilizia e che segue le già tristi demolizioni dell’ex oleificio La Pietra, della vecchia fabbrica di campane Giustozzi e di Palazzo San Giorgio.
Il gioco è sempre lo stesso, non si interviene per manutenere gli immobili, si aspetta che i cittadini si lamentino per il degrado o per eventuali occupazioni abusive per “costringere” i proprietari a demolire il tutto, per l’immensa gioia dei conti correnti che verranno rimpinguati con la costruzione di nuovi edifici, visto che la zona è edificabile.
In pratica un suicidio culturale collettivo, alimentato dall’ignoranza di pochi e dal silenzio della politica e delle istituzioni che impelagati nel mercato delle postazioni e delle clientele non prestano attenzione alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio urbanistico di tutta la città, disattendendo di fatto l’articolo 9 della costituzione che sancisce la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione.
E’ vero che stiamo parlando di siti privati, è vero che con i continui tagli del governo centrale alle amministrazioni comunali non è facile, ma dalla politica (“vecchia” e “nuova”), visto anche il recente passato, ci aspettavamo almeno delle richieste di vincoli alla sovrintendenza preventivi e non a posteriori, proposte di permute con terreni o immobili pubblici, insomma opere di mediazione o elaborazioni intellettuali che cercano di salvaguardare capre e cavoli.
Visto l’ennesimo scempio crediamo sia necessario avviare da SUBITO il monitoraggio anche dei siti di interesse storico privato, magari in collaborazione con l’ università e la sovraintendenza per iniziare un processo reale di tutela di tutto il patrimonio pubblico e privato.
Mentre in tutta Europa e in altre città d’Italia si salvaguarda il patrimonio trasformandolo in musei e luoghi di aggregazione culturale, spesso anche ad opera di privati, noi siamo la città che nel silenzio generale trasformiamo castelli in sale ricevimenti, chiese in pub e radiamo al suolo esempi di archeologia industriale e dimore storiche.
Che dire, nel mentre qualcuno della maggioranza si preoccupa di invasioni indesiderate via mare, e qualcuno dell’opposizione del numero di migranti presenti, pochi tranesi si giocano il patrimonio storico della nostra città nell’indifferenza più assoluta dei tanti.
Impegniamoci tutti affinché anche a Trani torni in vigore l’articolo 9 della Costituzione.
Vincenzo Ferreri – Enzo Scaringi
Comitato Bene Comune Trani
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