In queste ore si parla di una questione che dovrebbe essere di interesse collettivo e generale ma che pare si stai consumando nelle stanze chiuse della politica e dei burocrati. Il caso sarebbe quello relativo all’attivazione di servizi ASL in un non meglio precisato capannone ubicato in prossimità della campagna ed agro andriese. Un capannone che non è ancora dato sapere quali servizi ospiterebbe anche se pare che il dottor Ottavio Narracci, direttore generale della Asl BAT, ne abbia parlato con i suoi interlocutori politici in privato. Si parla di trasferimento di alcuni uffici e servizi Asl BAT dunque con tutta probabilità di servizi agli utenti dove gli utenti devono andarci per ottenerli.
A parte questioni puramente tecniche, come il cambio di destinazione d’uso del manufatto, il problema reale è capire l’utilità, il corretto utilizzo e l’effettivo interesse generale rispetto ad alcune questioni imprescindibili quali: la facilità e la comodità di raggiungere da ogni parte della città il capannone; la sua economicità rispetto a scelte che ovunque stanno andando in direzione completamente opposta rispetto a fitti e locazioni; la sicurezza rispetto all’enorme mole di traffico che un servizio sviluppa quindi la necessità di garantire idonee aree parcheggio che siano dedicate e non promiscue. Queste ed altre sono le argomentazioni ancora senza risposta, senza parlare della necessità di fornire servizi di prossimità in una città grande qual è Andria perché non si può mica pretendere, come di fatto accadrebbe con il capannone, che un cittadino residente in quartieri periferici, dall’altra parte della città, debba percorrere oltre cinque chilometri per recarsi al capannone. Rispetto a queste argomentazioni serie pare che il direttore generale, che evidentemente caldeggia questa anomala soluzione, affermerebbe che ci sarebbe ampia disponibilità di parcheggio a servizio della struttura destinata ad ospitare i servizi sanitari in via Barletta.
Inoltre aggiunge: “l’apertura della suddetta struttura è da considerarsi una tappa intermediaria verso la definitiva collocazione dei servizi territoriali della città di Andria nell’attuale presidio ospedaliero all’indomani della realizzazione del nuovo ospedale andriese”. Come dire, spendiamo “soli” nove milioni di euro per affittare il capannone e poi si penza. Si, poi si penza, come dicono ad Andria. Il privilegiato direttore inoltre, assumendo evidentemente le vesti di politico navigato visto che si sostituisce a chi avrebbe invece il dovere istituzionale di dare queste spiegazioni ai cittadini ignari del’operazione finanziaria, si affretta ad affermare che i parcheggi ci sarebbe addirittura all’interno del Centro Commerciale Mongolfiera. Assumendo dunque le vesti di abile promoter di professione il direttore assurge al ruolo di salvatore delle le sorti del Centro Commerciale, rilanciandone l’attività procurandogli altra utenza e clientela. Come dire, in attesa che arrivi il tuo turno, prendi il bigliettino e vattene a fare spese all’ipermercato così concludi la tua giornata nel paradiso dello shopping cittadino. Al di la delle facili battute che in questo caso potrebbero proliferare all’infinito, siamo certi che tutto quello che sta accadendo attorno a questa vicenda sia solo un teatrino dove manca la parte principale cioè gli attori, i malati, i cittadini e tutti coloro che di sanità, spesso di malasanità, muoiono ogni giorno nella città che aspetta ancora di conoscere perché si continui a morire così tanto di tumori, di cancro e perché di questa terra dei veleni se ne parli sempre così poco.
La Asl, prima di fare attività “promozionale” di interessi privati e privatistici dovrebbe spiegare perché oggi, ancora oggi, per pagare i diritti di Dia Sanitaria un commerciante debba lasciare la propria attività per recarsi ad un Cup vergognosamente fatiscente, in coda dalle 4 di mattina, mentre non è possibile pagare tali diritti in forma alternativa, on-line, in farmacia, in tabaccheria o dove diavolo si voglia. E’ curioso che una Asl che non riesce ad informatizzarsi ed a fornire minimi servizi che oggi dovrebbero essere alla portata di tutti con semplici operazioni informatizzate avalli con cotanta disinvoltura e leggerezza l’ipotesi di fittare per nove milioni di euro un capannone in prossimità della campagna andriese per poi dire: “ma questa è una soluzione provvisoria”. Noi aggiungiamo: figuriamoci quale sarebbe quella definitiva! Dott. Narraci, faccia il suo mestiere e soprattutto cominci ad incontrare pubblicamente i cittadini che vogliono, attendono risposte mai giunte sullo stato di salute di questa terra inquinata fin nelle sue falde più profonde. Ci dica, dott. Narracci, e ce lo dica prima che anche lei vada via come hanno fatto i suoi più fortunati predecessori, in tutta questa storia quale posto occupa veramente l’interesse del paziente e del cittadino? Non si faccia condizionare dalla politica e dai suoi meccanismi. Lei è un dipendente pubblico e la parola “Pubblico” deve guidarla in ogni sua scelta. In questa circostanza di interesse pubblico, nel capannone, ci venga a spiegare quale realmente sia e lo venga a dire in pubblico non nelle stanze chiuse dei palazzi del potere. Noi aspettiamo e se le risposte non arriveranno, ci faremo sentire”.
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