“Il recente riconoscimento Comunitario di Indicazione Geografica Protetta ad un prodotto come la Burrata di Andria, costituisce una sorta di doveroso riconoscimento verso un comparto, quello caseario, capace di coniugare, nel tempo, territorio, tradizione, manualità, artigianalità, tipicità e genuinità con i rinnovati parametri della produzione industriale e della qualità certificata. Ricordo che già nel corso della mia esperienza alla guida dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, sostenni un’analoga iniziativa per la Burrata, che vide coinvolti in prima persona alcuni degli attuali soci fondatori. All’epoca, è appena il caso di ricordarlo, il tentativo fu purtroppo vanificato da forti rivalità localistiche e campanilistiche sul tema del Disciplinare, che fecero da freno ad un’azione sinergica e realmente condivisa da tutti i produttori.
E’ appunto per questo che oggi saluto con grandissima soddisfazione, da andriese prima ancora che da politico, il traguardo del “Consorzio”, frutto della caparbietà e dell’ostinazione con cui il Comitato Promotore si è battuto dal 2010 ad oggi. Un Consorzio che può porsi fin da subito come un autentico plus competitivo per l’economia andriese, moltiplicando numeri già oggi assai significativi: sei grandi aziende casearie – i soci fondatori – con una corona di oltre trenta aziende di dimensioni medio piccole; circa mille addetti considerato l’indotto; un fatturato medio di oltre 80 milioni di euro. “Giù il cappello” è il caso di dire.
Ecco perché, davanti a questi numeri, trovo legittima, ma del tutto eccessiva, la presa di posizione di Coldiretti Puglia che – attraverso la voce del suo presidente e di alti dirigenti – ha gridato allo scandalo per il fatto che il Disciplinare della Burrata di Andria Igp non contenga, allo stato, alcuna indicazione circa l’origine del latte utilizzato. Fermo restando che il riconoscimento in oggetto trova ragion d’essere anche nella storia secolare del prodotto, nella preparazione manuale tramandata di generazione in generazione ed in quel concetto che i francesi sintetizzano felicemente con il termine terroir, è evidente che in progresso di tempo sarà necessario armonizzare l’Igp con il recente decreto che obbliga ad indicare in etichetta l’origine del latte utilizzato per i prodotti lattiero caseari made in italy. Sono convinto che gli stessi produttori locali della Burrata siano perfettamente consapevoli del fatto che quanto più alta sarà la quota utilizzata di latte pugliese e/o italiano, tanto più grande sarà il successo di questo prodotto, predestinato a diventare ambasciatore nel mondo della più autentica tradizione gastronomica della Città di Andria”
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