La lettera di Michele apre inquietanti domande e interrogativi. Le riflessioni del giovane meritano grande attenzione.
Assenza di futuro, orizzonti chiusi, meraviglia persa, senso del possibile negato, mondo inospitale, dominio asfissiante del funzionale, della cosiddetta praticità, assenza di autenticita’, ipocrisia di molte istituzioni, vita schiacciata da feroci torsioni verso l’utile. Vi sembra poco? Non e’ poco; la scuola negli ultimi anni ha subito una virata aziendalistica tremenda, le conoscenze non hanno più il segno della gioia, del disinteresse, dell’amore per la scoperta e per la vita, e sono state sostituite da competenze sempre monitorate in modo asfissiante, in un vortice di controllo, di disciplinamento feroce e funzionale al mercato del lavoro sempre più spettrale. La qualità e l’intensità della vita è peggiorata, al punto da configurare quasi un cambio antropologico. Le forze per invertire la rotta e riprendere un cammino umano più sostenibile e più attento alle persone e a tutto il mondo vivente, sono drammaticamente esigue.
Io stesso non mi sento più tanto bene, mi salvano affetti familiari e forte passione per lo studio; a scuola, comincio a soffrire abbastanza: lezioni dialogiche drasticamente ridotte; rapida discesa verso il puro inferno della concorrenza spietata; facoltà umane sottodeterminate; inventio e immaginatio messe in un angolo. Speriamo in una rapida ripresa umana. La vedo molto dura nel medio periodo.
Luigi Vavala’
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