“Sulla vicenda delle Opere Don Uva è necessario scoprire definitivamente le carte. Per verificare, una volta per tutte, la reale sussistenza di un credibile Piano Industriale e per concertare le eventuali strategie di rilancio della Struttura d’intesa con Regione, anche attraverso la concessione di ulteriori posti letto e di nuove nosologie”
Così il consigliere regionale Nino Marmo (FI) sintetizza il momento storico della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie, in vista del delicato incontro presso il Mise in calendario giovedì 9 febbraio. Sollecitando altresì, con una specifica interrogazione, il Governatore Emiliano ad assicurare la sua presenza al vertice romano, in qualità di assessore alla sanità.
“Troppo tempo è passato e troppe parole sono state fin qui spese senza costrutto. Il regime di amministrazione straordinaria risale al dicembre 2013; il piano presentato al Ministero dal Commissario straordinario – mirato alla prosecuzione dell’esercizio di impresa e finalizzato alla cessione dei complessi aziendali – risulta approvato nel febbraio 2015; nel settembre 2015 viene avviata una procedura selettiva per la cessione del patrimonio aziendale ed individuata la società con l’offerta economicamente più conveniente; a cavallo di quest’anno risalgono poi le consultazioni sindacali ed i primi interlocutori approcci tra le parti in causa.
La trattativa fin qui condotta – prosegue Marmo – si è però soffermata unicamente sugli aspetti contrattuali, sul trattamento economico e sui diritti maturati dai lavoratori, senza nulla definire rispetto agli impegni dell’acquirente sul reale rilancio dell’Azienda. Incredibilmente, ad oggi, nonostante le reiterate richieste dei sindacati, il solo gruppo privato che avrebbe presentato una congrua offerta d’acquisto, non ha né avanzato e nemmeno illustrato un Piano Industriale, contenente i tempi e le modalità di rilancio dell’Ente, i nuovi servizi da implementare rispetto a quelli esistenti e le risorse concretamente disponibili per il conseguimento dei rinnovati obiettivi aziendali.
In questo contesto, l’offerta d’acquisto sembrerebbe configurarsi come mirata esclusivamente ad acquisire e a gestire i servizi erogati dall’Ente, che notoriamente risultano essere passivi. Oltre al fatto che la paventata parcellizzazione della società che gestirebbe le Opere Don Uva, potrebbe nascondere tentativi speculativi tali da mettere in pericolo l’immenso patrimonio immobiliare delle stesse.
Alla luce del fatto che le Opere Don Uva, oltre ad un insostituibile patrimonio sanitario, quale fondamentale Centro Riabilitativo per la Puglia, costituiscono anche un importante polo occupazionale per la sanità territoriale, appare allora improcrastinabile l’ingresso del Governo Regionale nella trattativa che langue, per acquisire e valutare il Piano Industriale dell’acquirente, per verificare il rispetto dei livelli occupazionali e per scongiurare ogni possibile strategia speculativa sull’ingente patrimonio immobiliare dell’Azienda”:
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