Masseria San Felice a Bisceglie ancora sotto la lente di ingrandimento della magistratura. L’ex pm tranese Antonio Savasta (attualmente al tribunale di Roma) e i fratelli Francesco ed Emilia, titolari del resort sono accusati di lottizzazione abusiva e violazione del codice dei Beni culturali e del paesaggio.
Sette in tutto persone citate a giudizio dal pm Carmen Ruggiero, della procura della repubblica di Lecce: oltre a Savasta anche il progettista dei lavori, Antonio Recchia, l’amministratore della Gestione Eventi, Angelo Sanseverino, il progettista dei lavori, Antonio Recchia, il dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Bisceglie, Giacomo Losapio e Giovanni Misino, responsabile del rilascio del permesso di costruire in sanatoria e del certificato di agibilità di Bisceglie.
Sotto accusa, l’ampliamento della superficie dell’attività, nell’aprile del 2010, effettuato in assenza di un permesso ottenuto poi a giugno del 2011 in sanataria. Al posto di un gazebo amovibile fu realizzata una tettoia di 213 mq.
Ampliamento che la legge non consentiva, in quanto la masseria San Felice, situata nelle campagne di Bisceglie, risaliva al XVII secolo e la struttura rientrava, come da PRG, tra gli “immobili di interesse storico e ambientale” e pertanto vigeva “divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazione”. Per permettere l’ampliamento della masseria, poichè situata in zona agricola, il consiglio comunale ad aprile del 2011, approvò una variante al piano regolatore per cambiare la destinazione del suolo.
Le sette persone citate a giudizio saranno ascoltate il prossimo 6 luglio dai giudici del Tribunale Monocratico di Lecce.
I tecnici biscegliesi sono accusati di avere rilasciato irregolarmente un permesso a costruire e un accertamento di conformità per l’attività del resort.
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