E’ depositario di questi valori il concerto di Natale: “Cuore e voci in nome della fratellanza” in programma il 23 dicembre alle ore 19:30 presso la chiesa S.S. Annunziata di Spinazzola.
Protagonisti, insieme, il Coro Polifonico Innocenzo XII ed i ragazzi del Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) “Borgo Saraceno” di Spinazzola gestito dalla Società Cooperativa Sociale Senis Hospes, diretti dal M° Giuseppe Porrelli, Pianista: la Prof.ssa Mariangela Sorrenti. Con loro la Corale Polifonica “Shekinah” di Genzano di Lucania diretta dal M° Vito Cilla.
Come in quasi tutte le città d’Italia anche Spinazzola dal primo settembre è stata chiamata all’accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Un inizio non senza momenti di incomprensione, poi nella sostanza, grazie alla mediazione dei responsabili della Senis Hospes, Donato Lopez e Raffaele Navarra e all’amministrazione Comunale guidata dal sindaco Michele Patruno, è scoppiata la solidarietà verso i nuovi ospiti.
Meglio, una gara di solidarietà da parte di una città generosa che ha cercato di dare tutto il necessario a chi sfidando anche la morte dopo la traversata in mare, giunto con il nulla, con i soli vestiti che indossava alcuni impregnati di nafta, nutre in se la speranza di trovare in Italia o in Europa un futuro migliore. Alle cose materiali, pur necessarie, poi si sono aggiunte le idee di integrazione, alcune diventate progetto, un percorso di condivisione nel linguaggio che unisce i popoli: la musica. Il cuore propulsivo di questo cammino: il M° Giuseppe Porrelli e la pianista Prof.ssa Mariangela Sorrenti a cui si è aggiunto l’abbraccio di tutti i componenti del Coro Polifonico Innocenzo XII di Spinazzola. Saranno, per l’atteso grande concerto, ancora giorni intensi di preparazioni quelli a venire, fin qui quelli trascorsi non privi di emozioni. Chi sono i giovani ospiti del CAS di Spinazzola “Borgo Saraceno” che hanno trovato attraverso la musica, il canto, ragione in cui vivere momenti di serenità? Ragazzi tra i 20 e i 28 anni provenienti dalla Guinea, Nigeria, Gambia che a pari degli altri ospiti della struttura giunti dal Mali, Bangladesh, Costa D’Avorio, Senegal, questi ultimi coinvolti in altri progetti di integrazione, pur viaggiando insieme, non si conoscevano. Eppure la musica li ha uniti. Persone che hanno subito ogni ingiustizia – come traccia Pietro Bortòlo, medico nell’isola di Lampedusa frontiera d’Italia e d’Europa, il quale in questi anni ha visto e visitato migliaia di richiedenti asilo arrivare dall’Africa. “Persone – ancora Pietro Bortòlo a ricordarlo – che attraversando il deserto vengono derubati, minacciati, torturati, rapinati. A volte gli danno un telefono in mano e gli fanno chiamare la famiglia per chiedere altri soldi. Chi può. Chi non può, questo non si sa o si sa poco, viene portato in dei luoghi dove gli vengono estratti gli organi. Dopo avere attraversato il deserto, giungono in Libia. Hanno superato le peggiori sofferenze, pensano di essere arrivati. Invece l’inferno inizia proprio là. Questa, è gente sana, sanissima. Vorrei vedere una persona che ha fatto 10mila chilometri, che ha superato ogni sofferenza, che ha attraversato il mare e ha superato l’ultima tappa, che molto spesso è la sua tomba…Se non sono super uomini o super donne questi”. Sono i ragazzi giunti a Spinazzola, di certo con un carico di esperienze troppo grande rispetto alla loro età. Scappati da guerre, carestie, forse solo per ragioni di estrema povertà. Grazie ai quali questo Natale consegnerà nella diversità un dono fin qui, in questo modo, mai vissuto. Il dono che è diventato storia dei nostri tempi, capace di mettere in crisi il sistema delle nostre società così dette evolute. Lo si concepisca o meno come tale, la necessaria fratellanza tra popoli.
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